Dopo 180′ senza vittorie la Roma torna a vincere, senza convincere, ma si sa, in certe occasioni conta solo il risultato, le prestazioni lasciano il tempo che trovano. Gara lenta quella di Torino, molto bloccata tatticamente, in cui il Toro raccoglie meno di quel che avrebbe meritato ed i giallorossi si impongono grazie ad una grandissima intuizione di Lamela.
Vittoria importante perchè riporta tranquillità nei giorni che precedono la semifinale di ritorno di Coppa Italia, in cui ci si troverà di fronte ad un Inter in crisi di risultati e di identità. Importante anche per la classifica, che continua ad aspettare la squadra di Adreazzoli anche in ottica Europa League.
LE SCELTE INIZIALI. Andreazzoli stupisce tutti, proponendo un 4-3-3 atipico, lasciando Totti in panchina insieme a Destro, rischierando dal primo minuto Osvaldo e Dodò. Stupisce soprattutto il ruolo in cui viene schierato il brasiliano: esterno sinistro nel tridente offensivo. In difesa tornano Piris e Balzaretti, come preventivabile osservando gli allenamenti settimanali, mentre a centrocampo Perrotta vince il ballottaggio con Florenzi, sistemandosi al fianco di Bradley e Pjanic.
UNA RONDINE NON FA PRIMAVERA. Osvaldo torna al goal dopo le polemiche, ma oltre l’intuizione in occasione della rete la sua partita è ‘poca roba’. Sbaglia puntualmente le sponde, non trova più lo spunto vincente nell’uno contro uno, nelle occasioni in cui rientra in fase difensiva, specialmente su calcio piazzato, perde il diretto avversario (vedi Glik che sfiora la rete nel secondo tempo). Il passo avanti lo compie, ma ancora deve lavorare molto per guadagnare nuovamente la fiducia dell’ambiente giallorosso.
LA DIFESA. Male i due terzini. Piris sulla fascia destra soffre Santana, non uno degli esterni più abili della massima serie; mostra tutti i suoi limiti durante le mischie in area di rigore, quando per due volte serve invitanti palloni sui piedi degli avversari. La sua fortuna è aver al suo fianco un centrocampista esperto come Perrotta, sempre attento nei ripiegamenti e nei raddoppi difensivi.
Cerci mette in evidenza tutte le difficoltà che Balzaretti sta vivendo in questa stagione. Il terzino sinistro soffre l’ambiente ostile ed i fischi dei suoi ex tifosi, si mostra subito troppo nervoso, rimediando già nel primo tempo un cartellino giallo, che, sommato a quello della ripresa, gli costa l’espulsione. Chiede spesso a Dodò una mano, essendosi lui stesso accorto delle difficoltà incontrate contro Cerci, ma il brasiliano ignora la richiesta del compagno.
Male Burdisso, che è attendo per tutta la gara, ma ha la colpa di non contrastare con la giusta intensità Bianchi in occasione del pareggio granata. Comanda bene la difesa, lasciando spesso in fuorigioco gli avversari, ma soffre quando deve marcare l’uomo in area: grande passo indietro per un giocatore che fino a qualche stagione fa spadroneggiava in queste situazioni.
IL CENTROCAMPO. Ottimo Bradley: lo statiunitense si piazza davanti la difesa, recupera ben 17 palloni e i tentativi di incursione centrale dei granata si spengono su di lui. Vera roccia di centrocampo, mal assistito però da Pjanic. Il bosniaco conferma la pessima prova di lunedì contro la Lazio. Dovrebbe essere il regista, ma non riesce mai a prender per mano la squadra, lo dimostra il fatto che l’azione giallorossa parta spesso dai piedi di Castan e Burdisso. Quando lascia il campo a Totti la differenza si vede: il Capitano accende la luce, porta vivacità e mette in difficoltà un Vives che fino a quel momento non aveva avuto problemi nel costruire l’azione.
DODO’. Lui e Piris sono i grandi punti interrogativi di questa Roma: ad oggi hanno solo messo in mostra i loro difetti, alternandoli a rari sprazzi di talento, ci si chiede l’utilità del loro acquisto. Il brasiliano fatica a trovare una chiara collocazione in campo: non è un terzino, non sapendo affatto difendere, non può essere un esterno offensivo, non avendo un ottimo spunto nello stretto. Si mette in mostra solo nella fase iniziale del primo tempo, quando arriva due volte al cross, poi si spegne. Poco pericoloso in fase offensiva, abbandona Balzaretti al suo destino in fase difensiva.
LAMELA. Molto criticato per la sua prestazione nel derby, per 60 minuti non trova la posizione, non convince, sembra spaesato. Poi esce fuori la genialità del campione, che trova una rete incredibile, inventandola dal nulla. L’argentino deve giocare così, libero da preoccupazioni difensive, libero di muoversi: solo così riesce a trovare la giocata che può cambiare la partita, la giocata che lo rende diverso dagli altri. E’ fuori dal comune per qualità tecniche, e come giocatore fuori dal comune deve esser trattato: ci auguriamo di non vederlo più come esterno di centrocampo, ma sempre come trequartista.
IL TORINO. Questo Toro, nonostante Ventura non la pensi così, deve lavorare molto prima di potersi considerare squadra. I granata sono Cerci-dipendenti: l’esterno di Valmontone è di un livello superiore, ed è normale che su di lui ci sia l’interesse di tante squadre, tra cui si dice anche la Roma. Ha una marcia in più rispetto a tutti i compagni, e rispetto a Balzaretti, che lo soffre fino al punto di rimediare il cartellino rosso.
Se il secondo goal romanista è frutto del grande talento di Lamela, in occasione della prima rete Ogbonna ha la colpa di perder in area di rigore Osvaldo: si parlava molto bene di questo centrale, che in Serie A fa fatica a confermare le ottime prestazioni che gli hanno fatto guadagnare la Nazionale lo scorso anno.
A cura di Luca Fatiga
Twitter: @LucaFatiga9