Ci siamo, mancano poche ore. Il fatto è che siamo poco abituati ad arrivarci in queste condizioni: avversario più che decimato, di conseguenza i favori del pronostico, la finale teoricamente ad un passo e la Lazio da affrontare all’Olimpico, eventualmente, per un trofeo non solo da celebrare ma da sottolineare con una simbologia che diventerebbe storica e che proprio per questo neppure menzioniamo. Allora cosa sarà mai quest’inquietudine che comincia a opprimere la bocca dello stomaco e che per deformazione da tifo ci porta ad immaginare insidie di ogni tipo dietro lo striminzito (per qualcuno) due a uno di partenza? Perché San Siro è San Siro, verrebbe da rispondere parafrasando lo slogan di Sanremo. Ma non è solo la “location” a suggerire scaramanzia e prudenza, è che ne abbiamo viste tante e di tutti i colori; quasi ogni volta in cui c’è stato da giocarsi un qualche traguardo la Roma è riuscita a complicarsi la vita da sola, ad applicare la sua calcistica Legge di Murphy: se qualcosa può andar male, ci andrà. Quando poi non è stata lei a complicarsela, allora sono piovuti da un cielo nefasto arbitraggi che solo a ricordarli ci tolgono il sonno. A questo proposito, la designazione di Bergonzi c’ha fatto correre un brivido lungo la schiena nonostante le temperature in questi giorni si siano innalzate sensibilmente. Certo, se uno legge la formazione dell’Inter, come dire…Ma un secondo dopo aver formulato il pensiero lo reprimiamo, sembra tutto fatto apposta per “apparecchiarci” una delusione di proporzioni più che discrete…
ORA D’ARIA “Riflessioni Sparse” Paolo Marcacci
Però sembra fatto apposta anche per portarci all’epilogo ideale, che non è tanto vincere la Coppa Italia quanto vincerla così, contro chi sappiamo, dove sappiamo e acquisendo il diritto di…No, non si può, già stiamo correndo troppo con le aspettative e con la fantasia, come se a tratti dimenticassimo le insidie della nostra storia. Siamo talmente e preventivamente tesi per questa semifinale e per le prospettive che schiude che ho sentito più di un romanista, in un sussulto di autolesionismo alla Tafazzi, affermare che preferirebbe fermarsi in semifinale piuttosto che arrivare a giocarsela contro la Lazio con il timore che le cose non vadano come dovrebbero. Personalmente, ho cominciato a rispondere con un concetto, se volete anche ingenuo o eccessivamente romantico: il dio del calcio è in debito con noi, ha tante cose da farsi perdonare e tante gioie da dispensare a titolo di risarcimento. Una finale contro la Lazio sarebbe un bel modo per cominciare a risarcirci.
Forza Roma, allora, contro l’Inter e contro tante cose: cabale, streghe, demoni, ruote della sfortuna e uomini neri, intesi come direttori di gara. E’ il momento di provare ad invertire il corso della storia; meglio tardi che mai.
Paolo Marcacci