(A.Vocalelli) Contro un’Inter che faceva tenerezza, la Roma ha conquistato la finale di Coppa Italia contro l’Inter. La squadra di Andreazzoli ha meritato la vittoria firmata Destro, con un secondo tempo che ha messo a nudo tutti i disagi di Samuel e compagni, costretti a rinunciare ad una serie infinita di giocatori, da Palacio a Milito, da Guarin a Cassano. Nel riscaldamento, come se non bastasse, si è fatto male anche Cambiasso. E Stramaccioni si è guardato intorno negli spogliatoi, per capire se avesse ancora undici calciatori a disposizione. Logico, normale, che l’Inter non potesse far di più e, anzi, il gol di Jonathan nel primo tempo è sembrato più un fatto episodico che un reale tentativo di ribaltare il risultato. Un risultato scritto prima ancora che le squadre scendessero in campo. Il merito della Roma, comunque, è stato quello di non farsi distrarre e di inseguire la vittoria e la qualificazione come si trattasse di un impegno… vero, di quelli per intenderci che qualche anno fa hanno fatto la storia dei confronti tra Inter e Roma. Ora però si tratta di pensare alla finale di Coppa Italia contro la Lazio. Tra due squadre deluse dal campionato e che adesso guardano alla finale dell’Olimpico per dare un senso alla stagione e guadagnare l’accesso all’Europa League da una porta comoda, che non costringe a preliminari ed inizio di stagione ad handicap. Una finale tutta da vivere, che metterà una città al centro delle attenzioni. Una finale che non deve, non dovrà, essere condizionata dagli incidenti che tanto hanno fatto parlare prima dell’ultimo derby di campionato. Già si parla della possibilità di giocare nel pomeriggio, perché il serale potrebbe essere troppo pericoloso, troppo rischioso. Ma pensare di dover rinunciare ad un evento serale, sarebbe una sconfitta per tutti e di tutti. Una città come Roma ha il diritto di godersi lo spettacolo e di non farsi dettare dai teppisti orari e modalità di una partita. La Coppa Italia è diventata da qualche anno, con la finale all’Olimpico, la Coppa del Presidente della Repubblica. Ve l’immaginate con che malinconia si arriverebbe a dover dire: “Scusi, Presidente, andiamo allo stadio nel pomeriggio, perché di sera è troppo pericoloso”. Avrebbe una logica, un senso, tutto questo? Non avrebbe, piuttosto, il senso di una resa?
Fonte: Repubblica.it