(E. Sisti) – L’ultima sfida di Totti, la più ardita, è stata quella di cercare di far segnare uno spiritato Lopez, sprecando così il corner della disperazione al termine di un pomeriggio di un giorno da cani durante il quale la Roma, tornata senza motivo al 4-3-3 di Zeman e appesantita da troppi cattivi interpreti della lingua del pallone, in panchina e in campo, aveva trasformato il Pescara in un baluardo insormontabile. Anche il capitano, che non merita questa mollezza generale, è rimasto travolto dal disagio psico-motorio di una squadra «malata», come l’ha definita senza mezzi termini il ds Sabatini, una squadra sempre pronta a rinnegare i propri traguardi. Totti dà sempre qualcosa in più. Gli altri se possono qualcosa in meno (incluso l’incerto arbitro Massa).
Il web è intasato d’ironie: «Poveri ragazzi, erano già con la testa al derby». Questo inquietante distacco dei tifosi fa riflettere: è altamente probabile che non esista un solo appassionato giallorosso che consideri i suoi beniamini in grado di pensare a due cose contemporaneamente. Un bel segnale di fiducia: per il derby e per quei vent’anni di progetto sbandierati da Pallotta che, sulla base delle allarmanti cifre del presente, sembra una battuta di spirito. Schiacciata dal rendimento ondivago dei suoi instabili campioni, Osvaldo e Lamela su tutti, la Roma compie l’impresa alimentata dal nulla tattico in cui si dimena: non riesce a sconfiggere una squadra praticamente già retrocessa, regalando un primo tempo da brividi in cui Cascione è stato imprendibile. Il ragazzo aveva l’intelligenza di apparire ovunque, e dovunque egli fosse non c’era un solo romanista in grado di capirne i movimenti. Da un suo tiro mal respinto da Stekelenburg, al 14’ Caprari, l’indesiderato ex, raccoglieva di testa (perché Piris quando salta arriva al massimo a 1,80…) e gelava l’Olimpico.
Il racconto di ieri ha titoli diversi: la vendetta di Caprari, il riscatto di Pelizzoli, il circo di Togni, la voglia di Sforzini, il merito di Capuano. Per un tempo la Roma ha fissato il vuoto. L’anarchia dei giocatori era tale che Florenzi faceva la punta, Castan lanciava, Pjanic cercava quanto più possibile di stare lontano dall’azione, Torosidis pareva un anziano terzino appena rispolverato ma sulla fascia sbagliata e De Rossi, pur accettabile nel suo grigiore, quasi sempre in affanno e fuori posizione. Una sola occasione, ispirata da Totti e rovinata da Florenzi (18’). Più tardi era sempre Totti a non capire perché mai De Rossi avesse scordato il piede sinistro nello spogliatoio (36’). A inizio ripresa il pari di Destro (entrato per Florenzi) illudeva (6’). De Rossi avrebbe dovuto raddoppiare ma si limitava ad esaltare Pelizzoli (21’). Stekelenburg evitava l’1-2 su Di Francesco (41’).Solo chi non sa di Roma poteva supporre un Pescara facile da mandar giù. Come il Siena domenica prossima.