(U.Trani) – Si ricomincia. Da zero o quasi. Archiviata (in anticipo) anche la gestione tecnica di Aurelio Andreazzoli,con l’intervento calibrato del ds Walter Sabatini, abile come sempre a miscelare garbo e furore, la Roma deve voltare pagina. In fretta. Per non iniziare in modo approssimativo pure la terza stagione della nuova éra. E’ il momento di scegliere l’allenatore. Di individuare la figura ideale in grado di prendersi la responsabilità di rendere vincente il progetto della proprietà Usa. James Pallotta, preso atto dell’ennesimo flop (il pari vergognoso di domenica pomeriggio), è scontatamente deluso. Ma non si può certo aspettare l’esito della finale di Coppa Italia per intervenire: il presidente chiede al management giallorosso di prendere subito di petto la situazione.
L’IDENTIKIT – Detto e fatto: ieri mattina a Trigoria, vertice dello staff dirigenziale al completo proprio per affrontare la questione allenatore. Baldini, Fenucci e Sabatini si stanno convincendo che la Roma, in panchina, ha bisogno di un leader più che un tecnico. Un uomo di carisma e di personalità. Uno che sappia dirigere in campo e in società. Un accentratore e un decisionista. Uno e basta. Ormai si prende come esempio Josè Mourinho. Solo come esempio. Perché questa società, da considerare neonata, non ha ancora la stabilità per reggere l’urto, economico e mediatico, del portoghese del Real Madrid. Il club giallorosso è ai primi passi e non è ancora in grado di fare uno sforzo del genere. Basta, però, rileggere le dichiarazioni di Sabatini, dopo il pari con il Pescara, per capire come il carattere venga prima del gioco: «Bisogna mettere in campo qualcosa di più dal punto di vista nervoso. Le nostre qualità a volte non servono, serve anche altro». Il riferimento è ai giocatori, ai quali il ds si dedicherà personalmente nelle prossime ore, ma pure a chi deve trasmettere loro lo spirito di appartenenza. Che oggi proprio non c’è nel dna della Roma.
ALLEGRI RESTA IN POLE – Le varie anime del management giallorosso, spesso in contrasto tra loro, convergono da ottobre su Massimiliano Allegri. Il tecnico del Milan ha la statura del leader. Svezzato dal club rossonero, sa come imporsi nello spogliatoio con i giocatori e in ufficio con i dirigenti. Ha l’autorità per affrontare la squadra, eliminando chi è fuori dal coro, e la società, indirizzandola sul mercato. Baldini è convinto, Sabatini abbastanza, anche perché il suo vice Massara conosce bene Allegri che, pur avendo ancora un anno di contratto con il Milan, già pensa alla Roma (il gradimento l’ha dato da tempo), affascinato dal progetto e da parte dell’organico. E soprattutto stanco delle critiche di Berlusconi.
GLI ALTRI CANDIDATI – Sabatini, però, preferisce Manuel Pellegrini, il cileno del Malaga che sa far crescere anche giocatori non di prima fascia. Ma la pista straniera perde quota: non si può perdere altro tempo, dopo gli errori in queste due stagioni, per far ambientare un allenatore che viene dall’estero. Nella rosa dei nomi rimane Walter Mazzarri. Il tecnico del Napoli si fa corteggiare: l’avventura in giallorosso lo attira parecchio. Seguito da qualche mese Eusebio Di Francesco: sta lavorando bene con il Sassuolo.