Non è normale tutto quello che sta succedendo attorno al derby di Coppa. Non è normale per una città come Roma e non sempre si può far finta di niente. Spostiamo il giorno, ma no spostiamo l’ora, niente notturna. E poi, dividiamo l’Olimpico a metà, da una parte i laziali, dall’altra i romanisti; e invece no, meglio dividerlo in diagonale, come se fosse una torta. (…) Hanno giocato al calcio persino sulla striscia di Gaza, sarà possibile farlo anche all’Olimpico?
Per carità, la prudenza e l’attenzione di chi deve garantire l’ordine e la sicurezza vanno rispettate e condivise sino in fondo. Non ce l’abbiamo certo con le autorità che svolgono un compito delicatissimo: se siamo a questo, se il punto critico è diventato così sensibile, è colpa un po’ di tutti. A partire naturalmente da quegli imbecilli che da qualche derby in qua usano i coltelli e si abbandonano a una violenza cieca.
Una partita di calcio resta una partita di calcio, non diciamo retoricamente una festa di sport, ma sicuramente una bella opportunità che in questo caso sottolinea la vitalità delle squadre romane. Non può trasformarsi in una giornata di paura e divieti, in una domenica da trincea. Dobbiamo mettercela tutta perché invece sia una domenica come tante, con l’urlo e le emozioni di qualche gol, non come il giorno delle vendette. Ancor prima che laziali o romanisti, si nasce soprattutto romani, cittadini di una Capitale che, grazie a Dio, ogni giorno offre cultura, bellezze straordinarie, testimonianze di una civiltà antica e straordinaria a tutto il mondo.
Fonte: Corriere Dello Sport