(A. Costa) – Come Zac. O quasi. Mai calcisticamente amato, mai realmente compreso. E alla fine costretto a salutare la compagnia. Alberto Zaccheroni non ce la fece a completare la terza stagione rossonera: licenziato in diretta televisiva la sera del 13 marzo 2001 dopo l’1-1 casalingo con il Deportivo La Coruña nel secondo turno della Champions League.Massimiliano Allegri, dopo avere rischiato di fare la fine del collega già a novembre in coda alla sconfitta di San Siro con la Fiorentina, ha scelto invece di giocare in contropiede: alla conclusione del campionato, vale a dire tra quattro partite, mollerà baracca e burattini e se ne andrà alla Roma.Questione di orgoglio perché a tutto c’è un limite. E non v’è dubbio che Silvio Berlusconi negli ultimi mesi abbia ecceduto con le stilettate velenose al suo indirizzo, quasi sempre in privato ma si sa che il privato del Dottore molto spesso finisce sbattuto in prima pagina.
Anche Zac, come Allegri, aveva vinto lo scudetto alla sua prima stagione rossonera ma passava per comunista e giocava con la difesa a tre: un modo di essere che agli occhi di Berlusconi lo aveva trasformato nel diavolo al cospetto dell’acqua santa. Il conte Max non è comunista e non gioca con la difesa a tre, però al presidente non piace lo stesso. A puntellargli la panca, oltre al mix di pazienza e di arti diplomatiche by Adriano Galliani, è stata soprattutto la recessione. In altri tempi sarebbe già stato congedato, ora invece non ci si può permettere di gettare al vento un contratto in essere (scadenza programmata nel giugno del prossimo anno) del costo (al lordo) di 5 milioni di euro annui. A ben vedere l’insofferente Berlusconi avrebbe avuto più di una giustificazione se si fosse liberato di Allegri al termine della stagione scorsa, dopo lo scudetto gettato al vento nonostante la presenza di Ibra e Thiago Silva. Ma quest’anno le critiche presidenziali sono parse soprattutto provocazioni ad hoc dopo che un’intera grande squadra era stata rasa al suolo nel corso del mercato estivo.Se l’obiettivo era quello di logorare la resistenza dell’allenatore, di provocarne la piccata uscita di scena, ci pare che il patron milanista non abbia sbagliato una mossa.
Il dado infatti è tratto e Allegri ha deciso di accettare il futuro (almeno triennale) in giallorosso, tanto che risulta si stia già attivando in prima persona per la messa a punto del mercato. Del resto non è un mistero che la Roma sia la squadra che, una volta chiuso il capitolo rossonero, lo intrighi più delle altre: Pjanic, Lamela, Destro, Marquinhos. Certo, sarà interessante osservare come riuscirà a rapportarsi con Francesco Totti, core de Roma e monumento vivente: non è che a Milano la convivenza con i vari Gattuso, Nesta, Ibra, Pirlo, Seedorf e compagnia cantante sia risultata delle più facili. Scegliendo Roma, da un lato Max ha liberato Berlusconi dalle sue ossessioni e dall’altro ha voluto compiere un gesto di rispetto nei confronti del popolo rossonero tappandosi le orecchie davanti alle offerte (reiterate) dell’Inter. Perché, come sempre, a tutto c’è un limite.