Nuovo appuntamento con la rubrica firmata Gazzetta Giallorossa. Questa volta dedichiamo la nostra attenzione alle elucubrazioni più o meno indovinate da parte dei “nostri” dirigenti, spesso in difficoltà nel gestire le situazioni come la Roma sul campo. L’obiettivo è rivolto alle parole rilasciate dal direttore generale Franco Baldini al termine della sfida interna con il Chievo, ennesima sconfitta di un campionato costellato da pochi alti e molti bassi.
“Lo scorso anno non ci era sembrato che la squadra avesse voglia di vincere. Oggi ce l’ha avuta, con risultati modesti, ma non è il caso di ripetere quella frase (squadra sopravvalutata sul profilo mentale ndr). Pur giocando in maniera non fluida, la squadra ci ha provato. Venivamo da una partita dura, il Chievo si è chiuso benissimo e questo ha reso difficile la partita. Ci sono state occasioni per sbloccare la gara e ora siamo qui a fare i complimenti al Chievo, che con l’unico tiro in porta ha fatto la partita”.
Tralasciando il troppo facile collegamento alla canzone “La dura legge del gol”, poco veritiera nel rispecchiare il momento della squadra romanista (di bel gioco da tre anni a questa parte ne abbiamo visto poco), analizziamo più nel dettaglio la voglia di vincere che manca alla compagine e ritorniamo sulla definizione di squadra sopravvalutata sul profilo mentale, nonostante la poca voglia di ripetersi da parte di Baldini. Da che mondo e mondo i risultati modesti sono figli di una squadra modesta che molto probabilmente più che su l’aspetto mentale è stata sopravaluta a livello tecnico nell’arco delle ultime due stagione. “Calciatori” come: Ivan Piris, Michael Bradley, Rodrigo Taddei, Mauro Goicoechea, Panagiotis Tachtsidis e prima ancora Josè Angel, Gabriel Heinze, Fernando Gago, Simon Kjaer (la serie sarebbe comprensiva anche di nazionali e altri giocatori ma si rischierebbe di rimanere con il solo Francesco Totti in rosa), solo per citarne alcuni, non rappresentano o non potevano rappresentare una garanzia di successo visto che i sopra citati e gli esclusi illustri, al momento, non vedrebbero mai il campo nelle tre migliori squadre (anzi cinque) dei maggiori campionati europei. Specialmente se la guida tecnico-tattica di una serie di debosciati figli più dei social network e della bella vita che del rettangolo verde, viene messa in mano prima ad un ex calciatore con l’hobby del Triathlon, in seguito ad un allenatore innamorato di Roma e convinto a tornare proprio per il suo grande amore per la capitale, per la squadra giallorossa (e per questo rimasto scottato) e in conclusione (speriamo sia veramente cosi), ad un tattico che di tattica, da quello che si è visto sul campo in queste 13 partite, non ne deve sapere poi molto. Dalla trasferta di Genova con la Samp infatti, abbiamo dovuto assistere a moduli difficilmente comprensibili e con interpreti fuori ruolo. Il top i 5 attaccanti schierati allo stesso tempo nella gara pareggiata in casa con il Pescara ultimo della classe.
Una costante, lasciare punti con le piccole. Motivazioni che vengono meno?
“Spero di no. E’ vero, il campionato dice che siamo la squadra delle occasioni mancate. Ma siamo pronti anche per andare a vincere a Milano, dove non incontreremo una piccola”.
Più che squadra delle occasioni mancate siamo la squadra delle non occasioni, visto che da almeno due campionati non competiamo per nulla di significativo. Quelle che sono state spacciate come gare fondamentali fallite, in verità, vedendo l’andamento del campionato, erano solo dei passaggi intermedi che con sforzo ottimistico potevano essere considerati treni verso la Champions. La realtà dei fatti parla di anonimato.
“Alla fine abbiamo avuto 4-5 palle gol nitide, con Osvaldo e Dodò. Il gol non lo abbiamo trovato, lo hanno fatto loro nell’ultima occasione e siamo qui a commentare una sconfitta”.
Non per essere pignoli ma se nemmeno contro un Chievo dimesso e già praticamente salvo, al di là dei tre punti conquistati ieri, non riesci a creare nemmeno 4-5 palle gol (e si potrebbe disquisire sulla definizione di nitide) allora forse non solo non sei una grande squadra ma vali a mala pena la massima serie. In più caro direttore non è possibile alludere ad una cattiva sorte per il gol allo scadere, visto che 3 giorni prima a Firenze avevamo fatto la stessa parte dei clivensi ieri. Chi di mal gioco ferisce, di mal gioco perisce.
A cura di Rocky & Apollo