(A. Pugliese/C.Zucchelli) A vedere la Roma incasellare figuracce, soprattutto tra le mura dello stadio Olimpico, la gente giallorossa ci è oramai abituata da un po’. A veder giocare malinoMiralem Pjanic, invece, molto di meno. Dopo due partite (contro Fiorentina e Siena) in cui il centrocampista bosniaco era stato tenuto in naftalina (anche se solo in parte), con il Chievo è tornato titolare e i risultati non sono stati brillanti. I motivi? Tanti, a cominciare da quella caviglia che si è girata con il Genoa due mesi fa e ancora non lo lascia in pace. La Roma, però, in Miralem ci crede così tanto (come darle torto) che ha già cominciato le manovre per il rinnovo del suo contratto, in scadenza nel 2015. Trattative partite da due settimane, Baldini e Sabatini si aggiorneranno con il rappresentante del giocatore (Michele Gerbino) prima della finale di Coppa Italia. L’obiettivo è arrivare ad un prolungamento fino al 2018, anche se le parti vogliono garanzie reciproche: Miralem vuole cominciare a giocare per vincere qualcosa, la Roma che lui dimostri — una volta per tutte — di essere un campione non solo sulla carta.
LE ACCUSE Ma vale la pena puntare così tanto su Pjanic? Considerando il talento del giocatore, assolutamente sì. Lui, insieme a Lamela e Marquinhos, sono i gioielli da blindare e su cui costruire la Roma del futuro. Eppure, in una città da cortocircuito, sono in tanti quelli che ultimamente hanno puntato il dito anche su Mira. I motivi? Il primo è la fragilità fisica (Pjanic quest’anno si è fermato tre volte: la prima per un problema agli adduttori, le altre due a causa delle caviglie), poi al bosniaco si imputa anche un eccessivo nervosismo. E non sono un caso quelle otto ammonizioni (ed un’espulsione) collezionate quest’anno, record negativo di Miralem (lo scorso anno si era fermato a 7, prima i gialli erano stati massimo 5 in un campionato). Infine, l’ultimo capo d’accusa è la mancanza di cattiveria agonistica: Miralem, sarebbe troppo bello a vedersi, ma a volte poco concreto.
LA DIFESA Discutere uno come Pjanic, però, sembra francamente assurdo. Per di più in questa Roma qui, dove di mancanza di cattiveria si abbonda e di talento puro, forse, ce n’è molto meno di quanto si sia sbandierato. Pjanic è uno di quelli che il talento ce l’ha tatuato dentro e che con la sua poliedricità, può garantire la copertura di più ruoli: trequartista, esterno d’attacco, intermedio di centrocampo e anche regista. Anzi, è proprio in quest’ultima posizione che a Miralem piacerebbe giocare e dove ha dimostrato di poter rendere al meglio.E poi la Roma considera il suo attaccamento alla causa e proprio il fatto che stia giocando con una caviglia ancora non al meglio, stringendo i denti, è apprezzato (e non poco) dalle parti di Trigoria. Miralem viene considerato un grande professionista, il club adesso gli chiede solo di prendere per mano di più la squadra e di imporsi come uno dei leader di questa squadra. Lui vuole giocare sempre, anche se questa è la stagione dove gli è successo di meno. E allora chissà che dalla finale di Coppa non nasca un futuro tutto nuovo. Magari con un contratto già nel cassetto fino al 2018.