Quale sarà il futuro di Massimiliano Allegri? Nemmeno lui lo sa con certezza. Restare a Milano, dove ha vinto uno Scudetto, dove ne ha conteso uno alla Juventus perfetta di Conte? Venire a Roma, dove una società – che rappresenta un grande punto interrogativo – vuole ricominciare per la terza volta in tre anni, ma da lui?
Per ora solo il presente ed il futuro prossimo di Allegri sono una certezza. Ad oggi è il tecnico del Milan, della società di Berlusconi, il presidente che tanto lo contesta fin dal suo primo anno tricolore; un presidente con cui i dissidi non sono legati solo al campo, ma anche ad ideologie politiche contrapposte. Domenica, invece, si troverà di fronte la Roma, ad oggi guidata da Andreazzoli, con l’obbiettivo terzo posto ad un passo, da raggiungere nei prossimi 90 minuti, per salutare, magari, nel migliore dei modi quei tifosi che tanto lo hanno difeso, soprattutto in queste ultime giornate.
Un ‘simpratico’ davanti le telecamere, un uomo spogliatoio, a quanto dicono anche calciatori dal carattere difficile come Balotelli e Boateng, un sergente di ferro per quanto riguarda il campo. Le sue squadre, partendo dal Cagliari, sempre si sono fatte notare per il buon calcio mostrato e per il carattere. Il suo schema di riferimento è il 4-3-1-2; terzini che spingono, centrocampo solido, magari poco tecnico, ma sicuramente impenetrabile. Poi un trequartista, dotato tecnicamente ma votato al sacrificio – basti pensare allo stesso Boateng – dietro due punte, di cui una ama allargarsi molto, lasciando spazio agli inserimenti dei centrocampisti. Proprio questi inserimenti sono caratteristici del suo sistema di gioco: così ha esaltato le qualità di Nocerino e Flamini, prima ancora di Biondini.
A cura di Luca Fatiga
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