In una stagione vi sono momenti decisivi dove la freddezza, la fortuna, la determinazione e l’impulsività, giocano un ruolo fondamentale per il perseguimento dei propri obiettivi. In quel di Oporto allo stadio Do Dragao va in scena la sfida infinita fra Porto e Benfica. Una classica in Portogallo, fra le due squadre più decorate del massimo campionato lusitano. La posta in palio è di importanza capitale poichè a due turni dal termine il Benfica primo in classifica può vantare due lunghezze di distacco dagli acerrimi rivali. I lisboeti pur giocando in trasferta hanno dalla loro 2 risultati su tre, e conducono la gara con l’autorevolezza che ha contraddistinto gran parte della loro stagione, la stessa che li ha portati a giocarsi la finale di Europa League contro il Chelsea. I biancorossi si portano in vantaggio con Lima al 19′ congelando di fatto la situazione. Poco più tardi però la reazione del Porto si concretizza con un fortunoso pari: un’autorete di Pereira con la complicità dell’ex portiere giallorosso Arthur rimette tutto in discussione. Di li a poco nasce una partita intensa, con diverse occasioni da una parte all’altra anche se ai punti il Benfica meriterebbe qualcosa in più. Nel finale il Porto decide di giocarsi il tutto per tutto alzando prepotentemente il baricentro e sfiorando il gol con James Rodriguez all’88’. La conclusione del giovane colombiano si infrange sul palo e con questa, le ultime velleità dei biancoblu. Ma il calcio non si rivela essere una scienza esatta, piuttosto una combinazione di variabili che possono concorrere in maniera eterogenea alla determinazione del risultato. Traduzione: minuto 93, contropiede del Porto che porta in avanti molti uomini. Palla a Kelvin che triangola con un compagno sulla sinistra inserendosi in area. Il diciannovenne brasiliano riceve palla, controlla in corsa con il destro. Il pallone si impenna e Kelvin sempre in corsa ma stavolta con il sinistro, esplode, in maniera forse poco consapevole, una bordata al volo che radente si infila all’angolo destro di Arthur imparabilmente, neanche fosse telecomandato. Il Do Dragao esplode, il tecnico Vitor Pereira inizia a correre disordinatamente in preda ad incredulità mista ad estasi per tutto il terreno di gioco. Seconda rete in campionato per il giovane talento verdeoro, assurto ad eroe contemporaneo grazie all’impulsività che ne ha sancito il giorno di gloria. Sull’altra panchina un altrettanto incredulo Jorge Jesus, pittoresco e caparbio condottiero Benfiquista finisce dolorosamente in ginocchio, consapevole di aver gettato al vento un campionato che la sua squadra per i valori espressi in tutta la stagione avrebbe meritato di vincere. Ma questo è il calcio, non è scienza.
A cura di Danilo Sancamillo
CLICCA QUI PER VEDERE IL VIDEO