(A. Austini) – Sorpasso in campionato, aspettando di vincere l’unica partita che conta davvero. LaRoma batte il Napoli, scavalca la Lazio e chiude il campionato al sesto posto, migliorando di una posizione il risultato ottenuto da Luis Enrique. Un «contentino» che fa solo morale in vista del 26 maggio, quando le romane si giocheranno Coppa Italia ed Europa League in una gara sola. Per il secondo anno consecutivo i giallorossi non riescono a passare per la porta principale: i punti in più rispetto al passato campionato sono sei, tre dei quali però conquistati a tavolino. Un impercettibile passo avanti, senza effetti concreti. Ed è inutile dire che sarebbe bastato evitare i «suicidi» con Palermo e Pescara per assicurarsi l’Europa e vivere il derby senza tutta questa ansia.
All’Olimpico è stata una serata con niente in palio e tanti saluti. Se l’addio di Mazzarri e Cavani al Napoli è cosa certa, chissà quanti giallorossi in campo ci saranno ancora il prossimo anno. Contro gli azzurri dovevano un po’ allenarsi e un po’ evitare di farsi male: missione compiuta. Per il Napoli, invece, lo stimolo di raggiungere il record di punti non era poi così forte. Ritmi meno blandi del previsto in campo e clima teso fuori. Qualche fischio dei romanisti a Mazzarri durante la lettura delle formazioni, molti di più per Osvaldo e Andreazzoli. Il messaggio anti-razzismo stampato sulle maglie della Roma nel riscaldamento non sortisce effetti: il coro contro i napoletani inizia insieme alla partita, poi arrivano anche i «buu» dedicati a distanza a Balotelli.
Tra i giallorossi in campo qualche riserva – Tachtsidis e Dodò – e altri hanno bisogno di mettere minuti nelle gambe in vista del derby: Torosidis, ancora non al meglio, e Pjanic ad esempio. Prove di Roma senza Totti (squalificato), con il bosniaco che può «finalmente» fare il trequartista. Mazzarri invece si affida ai titolari ma perde subito Pandev sostituito da El Kaddouri. Il Napoli parte con un’intesità maggiore ma è di Pjanic il primo squillo su punizione, Rosati c’è. Dall’altra parte Burdisso la passa a Cavani che sbaglia non si sa come. Torosidis rischia il rigore sul Matador, a Destro arrivano due palloni buoni nella stessa azione allo scadere del primo tempo: il primo va sul palo, il secondo lo allontana Cannavaro a pochi centimetri dalla porta sguarnita. Nell’intervallo il Napoli resta negli spogliatoi e la Roma si prende la partita.
Prima il bel gol di Marquinho che evidentemente ha un bel feeling con il Napoli – ai partenopei segnò anche lo scorso anno – poi il raddoppio sull’asse Lamela-Destro e il gentile contributo di Rosati. Mazzarri mette la difesa a 4 con Armero al posto di Britos dopo l’1-0 mentre nella Roma entra Piris per Torosidis. I giallorossi controllano la reazione degli azzurri che arriva troppo tardi, quando i giallorossi si rilassano e Cavani lascia la sua impronta sulla gara d’addio. Sulla rovesciata del subentrato Calaiò parato da Lobont e sulla botta del Matador che finisce alta si spengono le speranze degli Azzurri e si chiude l’esaltante ciclo di Mazzarri.
I giallorossi lo aspettano il prossimo anno in panchina, ma è tutto da vedere se il tecnico accetterà. Bisogna prima pensare al derby della vita. Vincerlo renderebbe l’annata decente, pederlo un disastro. «Dopo un’altra stagione con l’amaro in bocca l’unico imperativo è vincere la coppa» è l’avvertimento della Curva Sud (Marquinhos ha visto la gara tra i tifosi). Ancor più esplicito il messaggio dalla Nord: «26-5-2013 vincete o scappate». Si salvi chi può.