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TUTTOSPORT.COM Coppa Italia alla Lazio: Lulic stende la Roma

Lulic

(V. Cotugno) Una zampata del bosniaco decide il derby, a agosto sarà Supercoppa con la Juventus

ROMA – Un derby giocato con il sole non può regalare una stella. Quella d’argento, che la Roma attendeva con la decima Coppa Italia della sua storia, svanisce in un pomeriggio romano che prende i colori del cielo, bianco e celeste. La Lazio si prende il trofeo (per la sesta volta), si prende la qualificazione diretta in Europa League e si prende anche la sfida di agosto con la Juventus che varrà la Supercoppa Italiana. La sponda giallorossa della Capitale, ancora una volta, esce da un derby senza vincerlo e chiude un’altra stagione deludente, la seconda di una gestione statunitense finora senza gioie. Andreazzoli con ogni probabilità chiude la sua avventura sulla panchina della Roma senza entrare nella sua storia, come si era augurato alla vigilia, e apre all’ennesimo restyling in società che vedrà l’avvento di novità sulla gestione tecnica e probabilmente anche nei quadri dirigenziali: la gestione Pallotta avrà bisogno di più di un logo nuovo per ridare competitività al club giallorosso.

CANDREVA-LULIC, LA CHIAVE DELLA LAZIO. ROMA FERMA ALLA TRAVERSA
 – Un primo tempo duro, con tanti interventi fallosi e Orsato a distribuire cartellini, ma che ha mostrato quella che sarebbe stata la chiave della vittoria laziale: Petkovic ha costruito la superiorità sugli esterni, con Candreva che ha surclassato Balzaretti, uscito esausto e sconfitto dal duello, e Lulic che ha messo molto in difficoltà Marquinhos, traslocato terzino per volontà di Andreazzoli che ha preferito il duo Burdisso-Castan centrale. Ma sul gol, arrivato a venti minuti dalla fine, è stata determinante la deviazione sfortunata di Lobont sul cross proprio di Candreva che ha messo fuori causa il brasiliano e permesso il facile tap in del bosniaco. Tatticamente meglio messa in campo, la Lazio ha fatto soffrire gli avversari con la sua manovra non irresistibile né veloce ma comunque ordinata e lucida, quello che è mancato ai giallorossi dove De Rossi ancora una volta è stato evanescente, né uomo d’ordine davanti alla difesa né frangiflutti nel ruolo nevralgico del campo né decisivo negli inserimenti. Con Totti sempre testardo nel provare la conclusione, doveva essere la partita di DDR che dimostra ancora una volta l’involuzione subita negli anni, figlia anche di numerosi avvicendamenti sulla panchina che non hanno giovato al gioco giallorosso: Andreazzoli conoscerà il 4-2-3-1 come le sue tasche, come assicura Spalletti di cui è stato il secondo, ma da qui a dare un gioco alla squadra ce ne passa. Bravo a modificare l’assetto dei suoi uomini in base agli avversari, il tecnico ha lasciato il match in mano alla Lazio. Che ha tremato solo una volta seriamente, subito dopo il vantaggio, quando una punizione di Totti ha impattato sulla traversa e ballato a ridosso della linea di porta, e che ai punti ha meritato la vittoria per quanto visto sul campo, tra occasioni create e gestione della partita. Per Petkovic il riconoscimento di un trofeo che corona un esordio nel campionato italiano da protagonista, una scommessa vinta da Lotito e Tare quando a inizio stagione si ironizzava sullo sconosciuto croato scelto per il dopo Reja. La stella d’argento resta in cielo, in attesa della prossima stagione e del prossimo assalto della Roma e della Juve.

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