(U. Trani) – Coppa Italia, Europa e derby: la Lazio fa il pieno e Mauri alza il trofeo nel cielo della capitale, davanti a 60.000 spettatori, dando il senso più bello alla stagione del gruppo di Petkovic. Il gol di Lulic, il primo per lui ai giallorossi, poco prima della mezzora della ripresa, è il premio per una gara preparata bene e interpretata con praticità. La Roma deve accettare il risultato, perché fa poco o niente, come in gran parte della sua annata: il fallimento adesso è realtà. Se i biancocelesti possono festeggiare la sesta coppa nazionale, i giallorossi devono subito pensare al futuro: la piazza è stufa della mediocrità offerta in questo bienniononostante l’avvento della proprietà Usa. L’addio di Andreazzoli diventa automatico: è il primo responsabile di questa tredicesima sconfitta stagionale. La più umiliante.
LA TRAPPOLA DI VLADO – Il collega di Sarajevo, con un organico incompleto, vince il duello. Con umiltà. Pregio che a Trigoria non ha nessuno. Il 4-1-4-1 di Petkovic è efficace e sarà fatale alla Roma che non riesce a entrare in partita e ci mette solo il cuore. La Lazio comanda in campo, lasciando ai giallorossi la possibilità di impostare il gioco con i due centrali difensivi, Burdisso e soprattutto Castan. I lancioni sono facili da catturare per Biava e Cana, per Ledesma che protegge come al solito la difesa e fa ripartire l’azione. Onazi qualche passo più avanti va in percussione, Hernanes fa girare il pallone, ma è in particolare Candreva, il migliore in campo, a sfondare a destra. Accelerazioni e giocate di classe, grinta e personalità. Dall’altra parte Lulic attacca Marquinhos e nella ripresa, su l’ennesima volata di Candreva, firmerà a porta vuota, al ventisettesimo, il trionfo.
IL FLOP DI AURELIO – Andreazzoli, pur conoscendo il sistema di gioco scelto da Petkovic, disegna la Roma nel modo più banale e anche più fragile, insistendo sul 4-2-3-1 spaccato in due. Chiede la qualità solo a Totti, da trequartista, non ha niente da Lamela, si affida a due mediani che sono interditori, Bradley e De Rossi, insiste su Marquinho a sinistra che va a strappi e non copre. In attacco c’è Destro, 5 gol in 4 partite di coppa, preferito a Osvaldo che entrerà solo quando la Lazio è avanti e manderà a quel paese l’allenatore per averlo lasciato fuori, non partecipando nemmeno alla premiazione. Ma la gaffe del pomeriggio è nella scelta degli interpreti della linea difensiva. Tre marcatori con Marquinhos a fare il terzino su Lulic. Il giovane brasiliano, ancora acerbo, fatica sulla fascia. Chiude male sul gol, pure se la fiacca deviazione di Lobont gli complica l’intervento.Balzaretti, a sinistra, va in tilt. Candreva se lo divora, tecnicamente e fisicamente.
POCHE EMOZIONI – Nella prima parte Lulic va subito al tiro di destro, Lobont respinge corto ma Klose calcia sull’esterno della rete da posizione decentrata. Bradley, rapido a entrare in area, conclude a lato. Klose ci prova di testa: tocco centrale e il portiere giallorosso fa muro. Destro, su cross di Marquinho, gira di testa alto prima dell’intervallo. La Roma sembra più vivace nella ripresa, ma Marchetti deve tuffarsi solo due tiretti di Totti e Destro. Per la terza volta nelle ultime quattro gare della stagione i giallorossi restano a digiuno.
LA MOSSA DECISIVA – Dal nono anche Petkovic con il 4-2-3-1: si fa male Ledesma, entra Mauri da trequartista. È la svolta. Il gol di Lulic è tutto di Candreva che lascia sul posto Balzaretti ed evita la chiusura di De Rossi. Al ventottesimo, su punizione di Totti, la palla rimbalza a terra e va a colpire la traversa. È l’unico brivido per Marchetti. Entra Osvaldo per Balzaretti, Marquinho arretra da terzino e subito dopo lascia il posto a Dodò: cambi inutili. Mauri ha la palla del 2 a 0: Lobont stavolta c’è. Ma la Coppa Italia è già della Lazio. Per la sesta volta nella sua storia. La Roma per la Decima dovrà aspettare ancora.