(C. Zucchelli) – Dalle chiacchiere, partite neanche troppo sottovoce, un minuto dopo che Franco Baldini aveva annunciato il suo ricco rinnovo di contratto, agli insulti di ieri a Trigoria, passando per la peggiore stagione della sua carriera. In un anno e quattro mesi la parabola di Daniele De Rossi, lontano anni luce ormai da quel giocatore simbolo di una squadra e di una tifoseria, adesso soltanto prigioniero del suo ricchissimo contratto da top player e di prestazioni che, invece, di top hanno ben poco.
Sotto tiro Daniele De Rossi si sente sotto assedio. E’ il primo a sapere che quest’anno la sua stagione è stata insufficiente. I numeri lo certificano: appena 29 presenze, una rarità per lui che non giocava così poco dal 20032004, quando le partite erano state 27. Quell’anno un gol lo aveva però fatto, in questa stagione con la Roma è rimasto a secco. Le partite in cui è stato decisivo si contano sulle dita di una mano e lui lo sa. Lo accetta. Lo capisce, anche. Quello che non accetta e non capisce è ciò che c’è dietro, le chiacchiere sulla poca professionalità e su una presunta vita notturna che ormai da anni girano sul suo conto. E si riflettono nei cori «Pagace da beve» oppure «Portace una birra» che ieri a Trigoria sono stati cantati dai tifosi inferociti.
London calling Anche e soprattutto per questo distacco dalla tifoseria, che gli fa scontare un contratto che, va detto, non si è certo fatto da solo, De Rossi si sta guardando intorno. La fidanzata è inglese, Londra è una città che gli piace, il futuro allenatore del Chelsea, José Mourinho, è uno dei suoi preferiti. Le condizioni per un trasferimento ci sono, a patto che il Chelsea stacchi un assegno bello sostanzioso. Perché Daniele non è incedibile, ma nessuno vuole svenderlo. Resta da capire che ruolo avrà l’allenatore della Roma. Per Allegri, De Rossi non è imprescindibile: lo ha detto ai dirigenti, consapevoli che a Milano il tecnico non si è fatto problemi coi vari Gattuso, Inzaghi e compagnia. Per gli altri candidati alla panchina non si sa. L’importante, filtra da Trigoria, è che la situazione sia chiara fin dall’inizio. Mai più casi Zeman, col boemo che lo bacchettava e De Rossi che non faceva niente per nascondere il suo malumore.
Combattuto Oggi De Rossi vivrà il suo ultimo giorno di ferie prima della Confederations Cup. Da domani si unirà all’Italia di Prandelli e la lontananza da Roma potrebbe aiutarlo a chiarirsi le idee: perché una parte di lui è a dir poco stufa delle critiche (non calcistiche) che riceve ogni giorno, ma al cuore spesso non si comanda. E il suo, nonostante tutto, è ancora molto legato alla Roma. Intanto nei prossimi giorni potrebbe parlare dal ritiro della Nazionale. Forse, a quel punto avremo tutti le idee un po’ più chiare sul suo futuro.