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IL MESSAGGERO Allegri, schiaffo alla Roma

Allegri e Berlusconi

(U. Trani) – Il pranzo leggero a Fiumicino, per guardare lontano e cercare finalmente l’approdo. Walter Sabatini, davanti al mare e al secondo voltafaccia di fine stagione, cambia obiettivo, sapendo che la cena, anche se di altri, sarebbe stata pesante solo per lui che da mesi ha carta bianca da Pallotta. Allegri rimane al Milan e lascia la Roma senza allenatore. A quattro mesi dall’esonero punitivo Zeman e a otto giorni dalla sconfitta umiliante nella finale di Coppa Italia inchinandosi alla Lazio, il club giallorosso non può ancora annunciare il successore di Andreazzoli. Troverà un tecnico, anzi ce l’ha già nel taschino (magari uno per ogni tasca, vista l’aria che tira). Ma non sarà nè la prima, nè la seconda scelta. E nemmeno la terza. Il livornese ha preferito le offese di Berlusconi, proprio come Mazzarri ha deciso di andare all’Inter sgangherata. Nella lista figurano anche Donadoni e Mancini: raffica di no. Un’altra umiliazione, nonostante il ds faccia sapere di essere stato lui a svincolarsi dall’impegno preso nei giorni scorsi. Sarà. Ma il flash back produce un’altra immagine: la stessa di due anni fa. E della stagione scorsa. Non è mai arrivato l’allenatore individuato dal management della proprietà Usa, ma sempre uno di scorta. Che ha fallito e di brutto. Il podio dei candidati, comunque, non conta. E nemmeno il nome. Basta che sia capace e che abbia pieni poteri nel football ranch di Trigoria. Adesso c’è solo da incrociare le dita.

IL VERTICE A TAVOLA – Berlusconi anticipa tutti e anche il lieto fine. Per il Milan, non per la Roma che incassa il nuovo schiaffo. E questo brucia. L’ex premier atterra a Villa San Martino alle ore 19, in elicottero. Viene da Linate, dove è arrivato in aereo da Roma. Galliani si presenta alle 20 e 15, con il solito suv nero e accompagnato dall’addetto stampa Sapienza. Lo segue una station wagon che ospita Buzzi, il fotografo ufficiale del Milan. Spetta a lui lo scatto d’onore, dopo tre ore di discussione e il comunicato sul sito del club di via Turati: stretta di mano, per la pace tra il presidente e l’allenatore, anche se è più corretto definirla tregua. Allegri è l’ultimo a varcare il cancello ad Arcore, mezz’ora dopo l’ad. A cena, semplice il menu con insalata, tortellini e gelato (e partita della Primavera, invece di Livorno-Empoli: decide tutto il padrone di casa…), il chiarimento che la Roma aveva messo in preventivo da giovedì. E ieri sera ha dovuto prendere atto che, dopo Mazzarri, anche il livornese ci ha ripensato, tenendosi stretta la panchina rossonera. E solo per un anno.

IL DISCORSO DELL’EX PREMIER – Berlusconi è ripartito dalla sua frase che preparava la fumata bianca. Non si cambia tecnico, almeno fino alla conclusione della prossima stagione. «Basta mettersi una mano sulla coscienza». E’ stato, dunque, molto chiaro con Allegri che per ora non può pretendere niente, soprattutto perché c’è da fare attenzione al bilancio. Nessun prolungamento di contratto, nemmeno di un anno come avrebbe inizialmente voluto l’interlocutore: gli acquisti, come nell’estate scorsa, dipenderanno ancora dalle cessioni. In partenza Robinho e Boateng, più uno tra Abate e Antonini. L’allenatore, preparato da Galliani che di fatto ha risolto la crisi interna, non fa una piega, insistendo però sui rinforzi, almeno uno per reparto: Ogbonna, Poli e Cerci. La rosa sarà di 25 calciatori, compresi i 3 portieri. Tra dodici mesi decideranno se andare avanti insieme o dirsi addio: dipenderà dall’andamento dell’annata. Anche se la possibile qualificazione alla fase a gironi della Champions e l’eventuale partenza convincente in campionato potrebbero spingere Berlusconi a concedere un anno in più di contratto al livornese. Il presidente, motivando le sue accuse alle scelte fatte da Allegri durante la stagione e indirizzando le linee guida per il gioco della prossima, accontenta il tecnico: qualche carezza in più e meno critiche in pubblico. Per non essere delegittimato. Saluta a mezzanotte e un quarto e fa salire sulla sua auto Galliani. Porta l’ad a casa. E lo ringrazia.

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