(U.Trani) «Franco, tu sei la Roma». Fine luglio, a cena in un ristorante del porto di Boston, l’incoronazione della proprietà Usa, nonostante la prima annata fallimentare: settimo posto, niente Europa, Luis Enrique in fuga e 16 sconfitte. James Pallotta, l’estate scorsa, tranquillizzò il dg Baldini che, dopo dieci mesi, si chiama invece fuori dal progetto statunitense. Con due anni d’anticipo. Il presidente giallorosso accetta la scelta anche perché il dirigente, chiamato nell’ottobre 2011 da Londra dove ancora lavorava con Capello per la nazionale inglese, sente di non essere coinvolto come vorrebbe. A Trigoria il consorzio americano ha come primo interlocutore il ds Walter Sabatini che da mesi ha pieni poteri. Tolti proprio al direttore generale e anche all’ad Claudio Fenucci. Il rappresentante dei soci bostoniani è invece il CEO Italo Zanzi.
ADDIO ANNUNCIATO – Baldini, insomma, va via. Si sente di troppo. Ma si arrende anche a se stesso. Non è più quello del terzo titolo romanista, l’uomo che convinse Sensi a prendere Batistuta, con 70 miliardi, per scucire lo scudetto dalle maglie della Lazio di Cragnotti. E nemmeno l’uomo che dichiarò guerra alla Juve di Giraudo e Moggi, spingendoli nel baratro di Calciopoli. Nessuno lo ferma perché, tra i tanti errori commessi (li fanno tutti, però), il dg si comporta da estraneo: è fuori, nei comportamenti, dal pianeta Roma. Pallotta ha ricevuto le lamentele di chi vive quotidianamente Trigoria: il dg è distante e a volte assente. Più con la testa che fisicamente. I giocatori non lo hanno mai riconosciuto come capo. Negli spogliatoi lo chiamano Shakespeare, per il modo poetico di affrontare le interviste, o Pupo, per la voce che ricorda il cantautore toscano. Se Burdisso, uno dei leader dello spogliatoio, ha bisogno di confrontarsi con la dirigenza, sale in ufficio da Sabatini. Baldini si ritrova solo quando salta la trattativa con lo sceicco: a parte l’amico Fenucci, gli altri gli voltano le spalle. È il dg ad aver indicato Al Qaddumi, su suggerimento di Padovano, agli americani e al consigliere Baldissoni. Felici del potenziale partner, dopo l’intervento di UniCredit che ha bloccato l’operazione, hanno scaricato ogni responsabilità su Baldini che, dal giorno del suo insediamento, ha subìto la figura di Mark Pannes, uomo di fiducia di Pallotta che ha allontanato alla fine del primo anno due uomini di fiducia del dg, il preparatore dei portieri Tancredi e il responsabile della comunicazione Lo Monaco. Tra le gaffe del dg quel Totti «pigro» prima ancora di entrare a Trigoria e la frase «ancora mi chiedo chi me l’ha fatto fare» sul suo ritorno nella capitale. E, ultima, la battuta «tanti allenatori vogliono venire da noi e tra questi anche Allegri».
LA DECISIONE 10 GIORNI FA – Baldini ha avvertito Pallotta dopo la finale della Coppa Italia, ma la società giallorossa ha aspettato che diventasse ufficiale il trasferimento di Stekelenburg al Fulham, visto che sui contratti la firma era quella del dg. Nel comunicato non si fa riferimento alle dimissioni: «L’AS Roma rende noto di aver risolto consensualmente il rapporto professionale con Baldini. Le operazioni calcistiche restano affidate al ds Sabatini che riporterà direttamente al CEO Zanzi». Quest’ultimo controlla per Pallotta, anche se la Banca spinge per assumere un manager italiano, super partes, per gestire la situazione delicata di queste settimane. Un professionista. Come Montali. «Voglio ringraziare la proprietà per l’opportunità che mi è stata data. Sono stato benissimo a Roma e auguro il meglio per il club, i giocatori e tutti i tifosi» il saluto del dg. «Apprezziamo moltissimo il contributo fornito da Baldini al nostro club» la replica di Zanzi. «La nostra priorità rimane il successo sul campo. Abbiamo fiducia nel nostro futuro e vogliamo continuare a costruirlo sulla base del talento che abbiamo assemblato in questi due anni. Sabatini ed io lavoreremo a stretto contatto con il presidente per formare il nostro staff tecnico e la rosa».
L’ULTIMO SGARBO – A Baldini è stato fatto vedere il nuovo logo solo il giorno prima della presentazione. Il dg contestò il disegno: «Va modificato». Zanzi e Baldissoni si sono opposti: «Non possiamo cedere alle pressioni della piazza». E adesso la prossima tappa dell’ex dg giallorosso sarà Londra, sponda Tottenham.