Se avesse potuto, la Roma avrebbe evitato un altro allenatore straniero. Ecco perché ha testardamente inseguito Allegri sino alla fine, sino al poco dignitoso voltafaccia del tecnico toscano. Ma adesso è in arrivo Rudi Garcia, un po’ francese e un po’ spagnolo, e dunque la domanda è pertinente: non è forse un errore rivolgersi ancora all’estero?
In realtà la storia della Roma dice altro: su 57 tecnici scelti da quando la società è stata fondata, ben 27, cioè quasi la metà, sono stati stranieri. Ma c’è di più: il suo primo allenatore, nel ‘27, è stato l’inglese William Garbutt, mentre il primo scudetto la Roma lo ha vinto nel 1941-42 con Alfred Schaffer. Nemmeno a dirlo, il suo più grande allenatore, quello che si è seduto sulla panchina giallorossa, a varie riprese, per ben 12 stagioni, vincendo anche il secondo scudetto, è stato l’indimenticabile Nils Liedholm.
Naturalmente non sono stati tutti dei fenomeni. L’argentino Carlos Bianchi fece carte false per cedere Totti e ci sarebbe pure riuscito, se il presidente Sensi, all’ennesima prodezza del ragazzo in un torneo natalizio, non si fosse opposto in modo risoluto e definitivo. Partì Bianchi, per fortuna, alla fine. Non sempre quando arrivano da noi gli stranieri hanno le intuizioni giuste. Eriksson, che pure costruì una Roma bellissima, perdendo lo scudetto per quella allucinante sconfitta in casa con il Lecce, stupì non poco l’incredulo presidente Viola. Spiando in segreto la squadra all’Olimpico prima di firmare il contratto, si lasciò scappare: «Ma quello è troppo lento per noi». Quello era Paulo Roberto Falcao!
La scelta, dunque, si è ridotta parecchio ma è comprensibile come la Roma, dopo l’esperienza non proprio felice fatta con Luis Enrique puntasse all’inizio ad una panchina italiana. Il pericolo che uno straniero si ambienti lentamente, magari si incarti, non capisca le dinamiche della società , gli umori dello spogliatoio e della città, esiste eccome. Se qualcuno avesse spiegato bene a Luis Enrique il mondo in cui si stava calando, probabilmente l’asturiano non avrebe esordito lasciando Totti in panchina.
Rudi Garcia, a quanto pare, è un tipo tosto e ben attrezzato. Ha fatto gavetta, ha raggiunto la cima dopo diverse e solide esperienze, prima come preparatore, poi come tattico e infine come allenatore. Esperienze che alla fine si sono integrate tra loro, permettendo a Garcia di vincere un campionato e di far vedere un bel gioco veloce e moderno.