(A. Pugliese) – «In bocca al lupo». No, stavolta nessun augurio o incoraggiamento particolare, niente di tutto questo, anche se poi per alcuni versi ne avrebbe anche bisogno, visto il clima che si vive in questi giorni intorno alla Roma. E poi Rudi Garcia sa bene che il cuore lo sta per portare dalla lupa, per cui ha già firmato un biennale (con opzione per la terza stagione) e che per quella lupa giallorossa dovrà dare tutto se stesso, per cercare di cancellare le «cicatrici» nate dai fallimenti di questo biennio. «In bocca al lupo», però, per Rudi non è un’espressione (e forse non sa neanche cosa voglia dire da queste parti…), ma solo uno dei quattro ristoranti di Gilberto D’Annunzio, uno dei suoi amici del cuore in questi 5 anni trascorsi a Lilla. È lì che venerdì sera era a cena proprio con Gilberto e con Guy Marseguerra, il direttore del teatro Sebastopol, altro suo amico fraterno. A tavola in una delle strade del centro, in una piazza (Place aux Oignons) dove la gente passeggia e non si accorge di Rudi. Un piatto di ravioli al pesto e pachino al posto delle solite tagliatelle al ragù, seguito da una cotoletta alla milanese. Atmosfere di altri tempi, che a Roma sarà quasi impossibile rivivere.
Salve Garcia, a Roma l’aspettano con ansia. Quando sbarcherà nella Capitale?
«Domani o al massimo martedì, comunque ci siamo. Manca davvero poco».
Nella miniconferenza di mercoledì scorso a New York si è espresso anche in italiano. Parla già la nostra lingua?
«No, non ancora, ma capisco quasi tutto (Rudi parla spagnolo, ndr). So che è importantissimo esprimersi nella lingua di riferimento per tanti motivi. Vedrete, ci riuscirò presto».
Anche perché dovrà parlare con alcuni calciatori fondamentali, tra cui anche Francesco Totti. Che il francese non lo parla proprio..
. «Tranquilli, Totti è un grande calciatore e un ragazzo splendido. Con Francesco non ci sarà nessun problema».
Ha già un’idea della squadra? Che Roma sarà?
«C’è molto da lavorare, ma lo stiamo già facendo di concerto con Walter Sabatini e Frederic Massara. Conosco la squadra, ma devo trasferirmi al più presto per pianificare la stagione, a cominciare dalla preparazione. Come ho detto a New York, sono una persona fedele. Spero di restare a lungo a Roma, proprio come è successo a Lilla».
Anche perché quest’anno a Roma non si può proprio più fallire, dopo tre anni fuori dalle coppe…
«So che la gente si aspetta prima di tutto che la Roma torni in Europa. È un passaggio fondamentale, ci riusciremo. La Roma tornerà presto a giocare le coppe, ne sono certo. Ma vengo anche per provare a vincere qualcosa».
E poi c’è il derby, una partita differente dalle altre e che nella Capitale solca i giudizi. Tra l’altro, lei nelle sfide tra Lilla e Le Mans non ha mai perso, vincendo addirittura tre volte su quattro…
«Vedo che è informato… Ma l’ho fatto anche io: so quanto vale un derby a Roma, so che la cosa più importante è battere la Lazio, so che peso ha quella partita lì per i tifosi giallorossi. Non perderemo».
Allora arrivederci monsieur Garcia, la prossima tappa è in Italia.
«Certo, a presto. E sempre forza Roma. Anzi, forza magica Roma».
Impressioni? A Trigoria hanno trovato un allenatore di personalità, che può rilanciare davvero i giallorossi. Nessuna scommessa, alcune certezze, molte speranze. Con l’auspicio che Garcia non finisca subito nella centrifuga delle contestazioni, lui che di colpe non ne ha neanche una.