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CORRIERE DELLO SPORT Una gioia indelebile per uno scudetto che non si cancella

Batistuta 3-1

(L. Ferrajolo) – Se sono pochi, sicuramente sono più belli. Prendete quelli della Juve, che ancora non sappiamo contarli: 29 o 31? Qualcuno te lo scordi pure per strada. No, gli scudetti della Roma sono invece soltanto tre, tre ma uno più bello dell’altro, senza veleni e senza il pericolo che il ricordo si annebbi. Tre, aspettando il quarto. Dicono che sono trascorsi 12 anni dall’ultimo. Forse è un inganno, sembra che siano solo 12 giorni. L’Olimpico come non si è mai visto, ottantamila col cuore in tumulto e almeno altrettante bandiere che si gonfiano al sole e al vento. Una domenica caldissima, solo due colori in tutto lo stadio, poi il cielo azzurro.

Non è un Parma arrendevole, il giovane Buffon fa il fenomeno, l’ispido Almeyda esagera persino, si fa ammonire in un pomeriggio di festa. Un attimo di pazienza, tanto poi arriva quel destro ciclonico di Francesco, in cui c’è tutta la rabbia, l’attesa e ora la gioia di una città. Quella romanista, naturalmente. Sotto il trionfo mettono la firma altri due protagonisti assoluti: l’Aeroplanino e Batigol, l’uomo della svolta. E’ giusto così.

(…)Capello ha ragione, la Roma balzerà subito in testa, ma arriva una curva pericolosa, a Torino, contro la Juve, in un finale ancora incerto. Ecco l’altra svolta. La Juve va subito in gol con Del Piero e Zidane, sembra tutto riaperto, ma a mezz’ora dalla fine Nakata, sì proprio il giapponesino cortese, sostituisce un Totti opaco. Prima con una fiondata, poi obbligando Van der Sar ad una gaffe su cui si avventa Montella, il giapponesino entra nella storia di questo terzo scudetto. La festa col Parma, i centomila cuori in estasi, le bandiere al vento sono poi il trionfo dei sentimenti, ma senza Nakata, forse sarebbe andata diversamente.

Durante quella notte inebriante di dodici anni fa, in un vicolo del rione Monti, accanto alla Basilica, sui muri ruvidi e scorticati, comparve un murale bellissimo: Totti che alza il terzo scudetto. Qualche notte fa, dopo il velenoso derby di Coppa, mani anonime e blasfeme hanno deturpato il murale e scritto: “26-5-2013, la Roma è morta”. Che idioti, sono questi. La Roma non può morire e uno scudetto non si cancella. E’ una gioia indelebile, che resiste a tutto. 

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