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IL ROMANISTA La società sta con lui. Spalletti: “Lo capisco e sono dalla sua parte”

De Rossi

(V. Meta) – Dalla parte di De Rossi. All’indomani delle parole del centrocampista nella zona mista del Maracanà, dall’Italia gli arriva la solidarietà di chi lo conosce bene. La Roma, innanzitutto, che ha fatto sapere di essere completamente in sintonia con il pensiero espresso da De Rossi e di appoggiare in pieno il suo vice capitano. E poi Luciano Spalletti, il suo tecnico più importante per ammissione dello stesso Daniele che, intervenendo all’edizione estiva di Pitti Immagine a Firenze, non ha esitato a dire «lo capisco e sto con lui. Qualcosa ho letto delle parole pronunciate dal Brasile, ma non so a cosa si riferisse di preciso. Quando però lui dice qualcosa del genere c’è sempre del vero dietro. Ci sono a Roma dei bravi giornalisti che meritano assoluto rispetto, poi ci sono anche dei tiratori scelti e a questi ogni tanto bisogna rispondere».

Insomma, non solo De Rossi non è solo, ma a Trigoria non hanno assolutamente preso le sue parole come un’offesa. Anche perché della Roma Daniele ha parlato solo bene, approvando la scelta di Rudi Garcia quale nuovo allenatore («mi ricorda Luis Enrique, che per me resta il numero uno») e auspicando acquisti che possano mettere la squadra in condizione di ottenere i risultati fin qui mancati. Eppure la lunga chiacchierata dopo la gara con il Messico è anche la testimonianza di un disagio reale e proprio per questo confessato apertamente. «A Roma si vive di calunnie», ha detto De Rossi. Una frase forte, senza giri di parole. Non è uno che parli tanto per parlare, Daniele, e se è arrivato a pronunciarla, ci sarà un motivo. «Ti attaccano etichette vergognose, devi sempre stare a negare accuse folli e dicerie becere. È questa la cosa che mi sembra più grave».

Il ct Prandelli lo aveva detto il primo giorno di ritiro a Coverciano: «De Rossi qui in Nazionale gioca meglio perché non ha pressioni, a Roma ne ha troppe». Pressioni di tipo passionale, ha precisato Daniele, che della Roma è sempre rimasto prima di tutto un tifoso, a costo di sentirsi rimproverare qualche passaggio a vuoto nei derby. Non è l’amore a essere in discussione in questa ennesima estate in cui si parla di un suo futuro lontano da Roma, piuttosto tutto quello che c’è intorno. Perché se lo stadio non lo ha mai fischiato, da tre anni a questa parte le chiacchiere sulla sua vita fuori dal campo hanno circolato senza freni e De Rossi, che è uno abituato a informarsi in prima persona, comincia ad averne abbastanza, «anche se dopo un po’ ci si abitua».

Qualcosa si è rotto nel suo rapporto con l’ambiente e mai come in questo momento il pensiero di andare via (non di essere ceduto) gli sta passando per la testa. Il Chelsea lo sa e sa anche che fra lui e Mourinho la stima è reciproca: qualche colloquio senza impegno (e anche senza alcuna offerta) c’è già stato durante l’ultimo viaggio di Baldini a Londra, poi il dg si è dimesso e ora a occuparsi dell’eventuale trattativa sarebbe il solo Sabatini. Ma a decidere se esisterà una trattativa sarà sempre De Rossi, la cui volontà fu decisiva un anno fa nel bloccare un passaggio al City che in chiusura di mercato in molti davano per imminente. D’altra parte, nessuno meglio di lui sa che basterebbero un paio di mesi sui livelli del De Rossi normale per rimettere le cose a posto e spazzare via le chiacchiere, ma questo sarebbe possibile solo scegliendo di rimanere. Intanto, archiviato il bagno nell’Oceano nonostante un cielo minaccioso, oggi il numero sedici torna in campo con l’Italia nella seconda giornata della Confederations Cup, avversario il Giappone di Alberto Zaccheroni, quando in Italia sarà quasi mezzanotte. Prandelli sta pensando a un cambio a centrocampo per inserire Aquilani, ma a lasciargli il posto dovrebbe essere uno fra Marchisio e Montolivo. L’altra sponda dell’Oceano, dove anche le costellazioni sono disegnate in modo diverso, forse è il posto giusto per capire cosa è giusto.

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