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GAZZETTA GIALLOROSSA Il cuore, l’amore e la classe di un professionista immenso

Simone Perrotta

“Adesso sento la responsabilità ed il peso di essere campione del mondo: è una sensazione che ti porti dentro e fuori dal campo*”.

E’ il 9 luglio 2006, lo stadio è l’ Olimpico di Berlino. E’ un’istantanea memorabile, un momento storico: Cannavaro si arrampica sul tavolino dopo aver ricevuto la coppa da Blatter, la alza al nero cielo tedesco . In primo piano, appena sotto di lui c’è un ragazzo con la maglia numero 20, messa al contrario: nome bene in vista, medaglia d’oro al collo. Anche lui è campione del mondo, uno dei meno attesi, ma uno dei più importanti, il titolare della nazionale dalla PRIMA all’ULTIMA partita. E’ Simone Perrotta, giocatore della AS Roma, figlio di immigrati calabresi, nato ad Ashton (Inghilterra, dove gli è stata dedicata anche una statua) ma cresciuto nella provincia di Cosenza. Anche lui, come Francesco Panetta (oro mondiale nei 3000 siepi ai Mondiali di Roma nel 1987) e Gennaro Gattuso è un “ragazzo di Calabria”

Il suo rapporto con Roma e la Roma inizia nel 2004 ma, dopo la burrascosa e per certi versi drammatica stagione dei 5 allenatori, l’amore per Perrotta inizia grazie a Spalletti: trequartista dietro a Totti. Si guadagna a suon di chilometri il mondiale, lo vince da protagonista.

“Mi piacerebbe rivivere l’emozione del Circo Massimo con la Roma*”

In giallorosso non vince il necessario (ma non è certo solo per colpa della squadra…vedi stagione 2007/2008) per guadagnarsi insieme ai suoi compagni la festa del Circo Massimo, ma qualcosa di importante, di simbolico per questa magra e affamata piazza lo conquista: due coppe Italia, con gol decisivo in entrambe le finali, diventando anche capocannoniere nell’edizione 2006/2007, e una Supercoppa Italiana. In totale 246 presenze in Serie A, con 36 gol, 44 gettoni in campo europeo con 6 reti all’attivo.

Quando viene chiamato, risponde sempre presente, giocando da terzino e da centrocampista. Non ha paura Simone. Esce piano piano di scena dal campo, se ne perdono quasi le tracce…fino a Siena-Roma del 2 dicembre 2012. Entra, segna il 1-2, esulta, corre sotto il settore dei tifosi giallorossi, viene sommerso dai suoi compagni. L’apoteosi per uno dei leader riconosciuti dal gruppo. Ritorna in gol contro il Genoa nel 3-1 con il quale i giallorossi (guidati da Andreazzoli) tornano a sognare posti in Europa. “Il giusto premio per un professionista straordinario….SIMONEEEEEEEEE!” “PERROTTAAAA”. L’urlo dell’Olimpico.

Quale sarà il suo futuro dopo il 30 giugno quando rimarrà senza contratto? “Non credo di continuare a giocare, è giusto che la mia storia finisca da ‘ex giocatore della Roma’, non da ‘ex di una squadra qualunque'” ha detto ai microfoni di Tele Radio Stereo. Un uomo, un calciatore che ha dato tanto nonostante non sia nato all’ombra del Colosseo, innamorato a tal punto del rosso e del giallo, meriterebbe a prescindere un ufficio a Trigoria. Sono mesi che speakers, giornalisti e tifosi chiedono, urlano a gran voce un ruolo da dirigente per questo monumento del calcio romano e italiano. E’ inutile e sinonimo di poca intelligenza parlare di “esclusione perché troppo legato al passato”, perché un uomo, un professionista, un campione come Simone Perrotta è merce rara. Ormai è ROMANO e ROMANISTA e tale deve rimanere.

Giovanni Parisi

*estratto di un’intervista rilasciata al mensile “la Roma” nel novembre del 2006.

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