(L. Ferrajolo) – L’arrivo di Rudi Garcia ha avuto il malefico effetto di frenare, non di accelerare, il piano di Sabatini. Forse era inevitabile, ma ora la Roma sta accumulando un ritardo allarmante. Gli obiettivi iniziali sfumano ogni giorno, uno per volta, e se quel piano prevedeva tre, quattro acquisti di qualità e di esperienza nei ruoli giusti, ora non si capisce bene quale sia il progetto complessivo. (…)
E allora facciamo chiarezza. Si sta faticosamente passando dalla Roma americana alla Roma alla francese, sembra che questo sia il tragitto indispensabile per far felice Garcia. Non più Rafael e nemmeno Julio Cesar in porta, meglio Ruffier del St.Etienne. E a centrocampo niente Paulinho, si tentenna su Nainggolan, che altrimenti finirà all’Inter, ma si insegue Capoue del Tolosa. E ancora: Corchia e Digne, come esterni bassi e persino Imbula, un quasi minorenne che viene dalla Ligue2. (…)
Bene, giusto così, perché la squadra si costruisce con l’allenatore e non con le figurine, e qualcuno che andava bene magari ad Allegri, può non garbare a Garcia, ma non è detto nemmeno che ogni tecnico debba portarsi i suoi cocchi, come Tachtsidis e Goichoechea dimostrano ampiamente. Questa è una squadra che, dopo due stagioni buie, non può più sbagliare e dunque bisogna andare sul sicuro, senza altre avventure. Basta sfogliare gli almanacchi per scoprire futuri campioni, ne abbiamo fatto preziosa incetta in questi due anni. E basta pensare di cedere De Rossi che ha dimostrato per l’ennesima volta il suo valore, a dispetto di cialtroni e detrattori. Vorremmo dire anche: basta con Gilardino al posto di Osvaldo, perché Gilardino andava bene cinque anni fa e se Osvaldo sceglie Manchester basta rimpiazzarlo a dovere. La Roma, quella vera, quella testaccina, né americana e tantomeno alla francese, deve solo tenere i suoi pilastri e completarsi con due, tre, innesti forti, di peso. Basta con le rivoluzioni e basta con i campioncini imberbi, che allungano il futuro ma negano il presente.