

(R. Boccardelli) – Simone Perrotta ai titoli di coda, ma forse ancora in giallorosso, sia pure con compiti diversi dall’interdizione e l’inserimento. Dovrebbe restare con compiti di raccordo tra la dirigenza e la squadra. Chiude la sua carriera in giallorosso a 35 anni, quasi 36 e chiude la porta a qualsiasi altra squadra, Reggina compresa, che lo avrebbe accolto a braccia aperte. Preferisce chiudere da giocatore della Roma visto che a Roma resterà a vivere e anche a lavorare. Con lui esce di scena uno degli ultimi pezzi pregiati della Roma di Spalletti, tecnico al quale Simone deve molto perchè gli inventò un ruolo del tutto originale: trequartista incursore con licenza di fare gol. E in questo senso Perrotta deve ringraziare anche Francesco Totti che gli ha regalato assist in quantità industriale lasciandogli il corridoio libero verso la porta. Gli anni d’oro di Simone alla Roma, quelli che gli permisero anche di vestire la maglia della Nazionale e di laurearsi campione del mondo a Berlino nel 2006. Ma in definitiva Simone deve ringraziare soprattutto se stesso e il suo carattere. D’oro per un calciatore: grinta, cuore e massima disponibilità verso i compagni. (…)