(M. Nerozzi) – Alla fiera dell’Est si comprerà bene e si spenderà poco: «Anche cinque volte in meno rispetto a un giocatore italiano, parlando di giovani, e per qualità non c’è tutta quella differenza»,racconta Igor Tudor, 35 anni, di cui nove passati in Italia tra tanta Juve e un po’ di Siena. Ora fa l’allenatore dell’Hajduk Spalato, casa sua. Stanno per svaligiarla, perché la fiera è a due passi dall’Italia e apre oggi, primo luglio, entrata della Croazia nell’Unione Europea.
Passati i brindisi politici di Bruxelles, arriveranno le ricadute molto pratiche, anche nel calcio. «Cambierà tante cose, e per noi sarà un grande problema», continua Tudor, ora in ritiro tra i monti sloveni di Maribor, in vista della Supercoppa, tra due settimane a Zagabria. Del resto, la geografia del calcio croato è già cambiata: «Ci saranno dieci squadre nella nostra serie A, contro le 12 dell’anno scorso. E le 16 di tre anni fa». Una fiera o un saccheggio, dipende dai punti di vista: «Andrà che i giovani migliori se ne andranno – osserva il saggio Petar Skansi, ex campione di basket e allenatore, anche in Italia, ora vice ministro dello Sport – perché i club croati non possono certo competere con la forza economica di quelli occidentali. Se Real Madrid, Juve o Milan vogliono un giocatore, come puoi dire di no?»
Nel mezzo ci stanno i procuratori, cioè i mercanti: «Sarà una specie di rivoluzione, a dire il vero già cominciata», dice Marko Naletelic, esperto procuratore sportivo che da anni commercia con l’Italia, e la Juve. «I club italiani hanno iniziato a muoversi già da mesi, perché ora che sono comunitari, di giocatori croati ne arriveranno tanti: e non occorre siano fenomeni, perché molti andranno anche a coprire buchi, in serie A e B».
Finora erano un’estrema minoranza: dei 558 giocatori con presenze nell’ultimo campionato, appena l’1,7 per cento erano croati. Più numerosi quelli arrivati in Italia da altri 17 Paesi. Lo status di extracomunitari sconsigliava scommesse. Prendete la Juve, che un annetto fa per un po’ aveva seguito Ivan Strinic, 25 anni, terzino sinistro della Dnipro Dnipropetrovsk (Ucraina) e della nazionale croata: da extracomunitario, per i quali c’è la dogana del dei tesseramenti limitati, fu lasciato perdere. Nel frattempo, i bianconeri hanno puntato un talento:Antonio Milic, 19 anni, difensore centrale di un metro e 90, che nell’Hajduk sta imparando anche a fare il centrocampista centrale. Qualche tempo fa Gianluca Pessotto, vice direttore del settore giovanile bianconero, aveva dato un colpo di telefono all’ex compagno Tudor, per chiedere informazioni sul ragazzo. Bravo, ma niente da fare: a Spalato non lo mollano, cercheranno di monetizzare anche di più, aspettando qualche anno. Dire di no sarà sempre più difficile: «Finiremo per far firmare contratti professionistici a bambini di 10 anni», sorride Tudor. Ci vorrebbe qualche steccato, dopo aver abbattuto le frontiere: «La legge Bosman ha fatto danni inenarrabili – sottolinea Skansi – ha demolito Nazionali e fatto male a tanti giovani. So bene che indietro non si può tornare, ma a livello di Cio e Uefa si dovrebbe fare qualcosa. Ne ha parlato anche Michel Platini, a un convegno cui ho partecipato e in cui diceva di dargli una mano: lo sport chiede l’aiuto della politica ». Dovrebbe essere il contrario: «Vanno benissimo la libertà e la globalizzazione, ma lo sport ha bisogno di altre regole».
La caccia è già partita, invece. La Roma sta trattando da tempo Tin Jedvaj, 17 anni, un metro e 88, difensore centrale della Dinamo Zagabria. «Diventerà un grande giocatore – spiega Naletelic – e lo dico senza interesse, non è un mio assistito. Prima partita la sfida con l’Hajduk, la più sentita, ed è stato il migliore in campo, a 17 anni. A questo livello, è uno che gioca con il sigaro in bocca». A fare shopping è accorsa mezza Europa, per tipetti come Alen Halilovic, 17 anni e un talento che balla tra il centrocampo e la trequarti, con la maglia della Dinamo Zagabria. Davanti alla vetrina ci sono Inter e Milan, ma anche Real Madrid e Manchester United. Faccia da bambino, destino da star, se già ne hanno fatto un misto tra Messi eModric. Lo chiamano «Il Maestro »: auguri. Ormai si fruga nelle nazionali under 17 e nelle squadre di seconda fascia: anche così saltano fuori nomi come Marko Pjaca, 18 anni, centrocampista del Lokomotiva Zagabria. Ragazzi che neppure hanno la foto sui rostermail prezzo bene in vista. «Qualche mese fa c’è stata Croazia- Italia under 17 – ricorda Tonci Martic, procuratore – sul campo non c’era poi tanta differenza, sul prezzo sì». È il mercato (unico), bellezza. «Ed è una cosa importante l’ingresso nell’Ue, porterà un po’ di ordine, diciamo: la Croazia è un po’ come l’Italia– sorride Skansi– con la gente che cerca sempre la via più corta, senza pensare tanto all’etica o alla morale».
Resterà appunto l’etica, o il buon senso: «Fossi un giovane oggi – spiega Tudor – cercherei di migliorare e maturare qui, con i miei genitori e gli amici, perché ovunque tu vada, sei sempre straniero». Lo stesso consiglio di Skansi: «Che senso avrebbe per un ragazzo andare nella squadra B del Barcellona, dove lo staff neppure ti vede? Meglio crescere in Croazia e poi giocarsi le proprie chance ». Tenerseli diventerà però sempre più difficile, se nei block notes i nomi aumentano e le età s’abbassano: come quelli di Marcelo Brozovic, centrocampista della Dinamo Zagabria, e della Nazionale under 20, o Šime Vrsaljko, classe 1992, terzino destro della stessa Dinamo cui l’Inter ha dato più di un’occhiata. «Siamo sono all’inizio – ride amaro Tudor – perché sullo scouting si investe sempre di più. Anche se poi i giudizi non sempre sono equilibrati: per dire, una volta dovevi giocare una grande stagione per essere notato, ora bastano dieci partite e sento parlare di fenomeni». In ogni caso, se li compreranno.