(M. Evangelisti) – La società si sente assediata e questa è certamente una paranoia. Ormai ogni critica all’interno di Trigoria viene vissuta come dramma od offesa personale. D’altra parte la Roma non considera tale atteggiamento come una sindrome da affrontare, bensì come una forma di difesa contro un assedio cominciato sin dall’avvio dell’era americana. (…)
(…) Gli americani hanno preso una società ormai allo stremo delle forze. Stanno cercando di rivitalizzarla e riportarla ai vertici, sulla base di un programma di cinque anni. Ne sono passati appena due, dunque è presto per parlare di fallimento.
L’apparente immobilismo sul mercato non è dovuto a mancanza di competenza nel condurre le trattative, tantomeno da scarso impegno da parte del direttore sportivo Walter Sabatini. Al contrario, la necessità di non sbagliare ancora l’impianto della squadra e di seguire le indicazioni del nuovo tecnico conducono a un’inevitabile prudenza nel valutare tutte le opzioni, anche a costo di vedersi sfuggire qualche obiettivo comunque sostituibile.
La pressione mediatica e psicologica che insiste sulla piazza romana, amplificata anche da interessi di parte, costringe la società a essere iperprotettiva nei confronti dei suoi membri e dei giocatori. Per questo, argomentano i responsabili della società, la Roma non vuole gettare nessuno in pasto alla folla, ovviamente in senso figurato. In più è stato lo stesso allenatore Rudi Garcia a chiedere di evitare nei giorni del pre-ritiro contatti tra la squadra, la stampa e il pubblico, per avere il tempo necessario a conoscere la realtà di Trigoria e l’atmosfera del calcio italiano e a incontrare singolarmente i giocatori che dovrà gestire.