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ILCATENACCIO.ES La nascita dell’AS Roma. Esempio di aggregazione e non di scissione

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L’Associazione Sportiva Roma nasce nel luglio del 1927 attraverso la fusione di tre società già esistenti e vincenti (seppur a livello regionale): la Fortitudo del marchese Sacchetti, la Roman di Vittorio Scialoja e l’Alba dell’on. Igliori. A differenza della nascita dell’Inter e del Torino, i giallorossi vogliono unire le forze per combattere lo strapotere delle squadre del Nord. Ma non solo. In città, da più di vent’anni, è presente un’altra società calcistica,la Lazio del fondatore Luigi Bigiarelli, sottoufficiale dei Bersaglieri.

Come simbolo la Roma decise di identificarsi subito con la città: la Lupa di Romolo e Remo. I colori sociali non potevano che essere il rosso e il giallo, i medesimi del gonfalone del Campidoglio, snobbati anni prima dalla Lazio per un più sobrio celeste (le leggende parlano di una scelta che richiamasse i colori greci e del mito di Olimpia). La squadra fu scelta per “selezione dei migliori” tra le tre vecchie società mentre la guida tecnica fu affidata, come spesso agli inizi di un’avventura calcistica di un 11 italiano, ad un inglese, William Garbutt. Il debutto avvenne al Velodromo Appio, nel quartiere Tuscolano, contro gli ungheresi dell’Ujpest. Una vittoria ingoraggiante per 2-1.

Una squadra del popolo non poteva che creare un mito popolare: Campo Testaccio. L’impianto fu costruito da Silvio Sensi (padre del futuro Presidente Franco) sul modello inglese dell’Everton di Liverpool, con una capienza di 20.000 spettatori. Sul quel manto si disputò il primo derby capitolino nel 1929 ma, soprattutto, la prima vittoria storica contro la Juventus, LA squadra del Nord. Il 15 marzo del 1931 i bianconeri persero per 5-0.

Nella stagione 1941-42  il primo scudetto. Vincendo per 2-0 contro il Modena i testaccini si cucirono sul petto il tricolore. Passata la guerra, i giallorossi faticarono molto per salvarsi per due stagioni consecutive. Nel 1951, a dieci anni esatti dal primo trionfo, la discesa in serie B dopo 10 partite perse per 1-0 e il cambio in panchina di tre allenatori.

Risaliti in A dopo solo dodici mesi, per un decennio si posizionarono a centro classifica. Nel 1961 la prima gioia in una competizione continentale: la Coppa delle Fiere, l’antenata Coppa Uefa. Battuto, nel doppio confronto decisivo, il Birmingham City, giustiziere dell’Inter in semifinale. Il leader di quella squadra era il difensore Giacomo Losi, nato a Soncino in provincia di Cremona, ma ribattezzato Core de Roma per le sue 15 stagioni in maglia giallorossa, il più presente della storia dopo Francesco Totti.

A fine decade altre due coppe (Italia), la prima contro il Torino e la seconda contro il Cagliari di Gigi Riva, futuro campione d’Italia nel 1969. Durante gli anni ’70 i giallorossi cambiano nome (solo metaforicamente parlando), da Roma a Rometta. Tale era l’idea popolare della presidenza Marchini, reo di non aver rinnovato il contratto a Losi e lasciato partire, sponda bianconera, i tre gioielli di casa: Luciano Spinosi, Fausto Landini e Fabio Capello.

Bisogna attendere il cambio al vertice della società per tornare a sorridere. Nel maggio del 1979, con una squadra in grosse difficoltà economiche, diventa presidente l’imprenditore Dino Viola.

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