Queste le parole di Alberto Ginulfi, portiere storico della Roma, intervenuto alla trasmissione radiofonica “Te la do io Tokyo”, in onda su Centro Suono Sport, nel giorno dei suoi 70 anni:
Un noto giornalista del Corriere dello Sport, Alberto Marchesi, ti ha definito il primo portiere moderno.
Meglio, ora sarei più moderno, tecnicamente ero abbastanza valido, prima non si poteva giocare con i piedi. Marchesi è una gran persona, questi giornalisti sono di un’altra categoria rispetto a quelli di oggi.
Come festeggerai?
A casa con tanti amici e parenti. Una festa classica.
Parliamo di Roma
È una religione ormai la Roma. Più ombre che luci questa Roma, non parlo dell’allenatore perché bisognerebbe valutarlo sul campo ma parlo di come è stata impostata la campagna acquisti. Hai visto solo la classifica dell’anno scorso, andava rinforzata di dietro, davanti hai fatto sempre gol. Ieri ho visto Vucinic in Napoli-Juve, è uno spettacolo, ha sbagliato qualche gol, ma solo chi gioca sbaglia. Quando li cambiamo i quattro esterni sennò quel gioco non lo puoi fare, andiamo sempre ad imbuto, sperando in uno-due di Pjanic o che Totti si rimetta presto. Le occasioni della Roma le puoi contare su una mano. Devi andare su due esterni forti che arrivino sul fondo.
Il tuo pensiero su Stekelenburg
Ho visto tutto il Mondiale, ha fatto un gran Mondiale, qualcosa non ha fatto bene finora. E’ uno dei più forti ma deve essere anche aiutato dalla difesa, mica può fare tutto solo il portiere.
Capello ragazzino come era?
Si disinteressava di tutto, veniva dalla Spal, quando giocava era un buon centrocampista, anche furbo, 3-4 gol li faceva su punizione, metteva palla a terra e tirava subito.
Hai qualche maglietta?
Ho quella di Pelè che mi ha regalato e quella di Maradona che mi ha regalato ai Mondiali del 90. Noi ne avevamo una sola mica come in questi anni.
Giorgio Rossi
Lui faceva il pompiere, arrivò nel 1957 io nel 1958, è una sagoma Giorgio Rossi, altro che un libro doveva scrivere. Ci incontriamo sempre.
Sei stato un sempre presente
Allora si giocavano 30 partite all’anno, per arrivare a una certa cifra troppi campionati dovevi fare. Giocare mercoledì e domenica mica era come adesso, noi eravamo una rosa di soli 18 giocatori.
La lite tra Osvaldo e Lamela
Può succedere, a parole si con le mani no. Non è la fine del mondo, succede dappertutto.