(C. Zucchelli) La priorità non è la Serie A o la Serie B. La priorità, per Valerio Verre, è una sola: giocare. Non può permettersi di perdere un’altra stagione, il 19enne centrocampista il cui cartellino è a metà tra Roma e Udinese. Coinvolto nell’affare Benatia, ha chiesto — e ottenuto — di restare nella Capitale per poter andare in ritiro con Garcia in modo da potersi mettere in mostra, anche per il futuro, con il nuovo tecnico e avere tempo a disposizione per non sbagliare la scelta del club dove, poco ma sicuro, sarà mandato in prestito.
Puglia o Sicilia In queste settimane tante sono state le squadre che lo hanno richiesto. Padova, Cesena e Crotone in un primo momento, poi Catania e Bari. Queste due, negli ultimi giorni, hanno intensificato i contatti con la Roma e con lo staff del calciatore. Diciannove anni compiuti a gennaio, centrocampista in grado di giocare anche esterno d’attacco, Verre preferisce la Puglia alla Sicilia. Il motivo è semplice: dopo una stagione con appena 10 presenze al Siena (otto in Serie A e due in Coppa Italia) vuole giocare e il Bari gli può garantire un posto da titolare mentre a Catania faticherebbe a trovare spazio.
Come Crescenzi Verre spera di ripetere la stagione di un altro baby giallorosso, Sabelli (con cui ha vinto il titolo Primavera nel 2011), o quella che il suo amico Crescenzi, con lui al ritiro della Roma a Riscone, disputò nel 20112012. In Alto Adige, dove Verre ha lavorato bene anche se è apparso frastornato dai dubbi sul futuro e da una carriera che ancora deve decollare nonostante un talento enorme (quando da ragazzino lo voleva lo United lo chiamavano «il marziano»), ne hanno parlato e, dopo essersi confrontato con gli agenti Lippi e Pennacchi, Valerio ha dato il suo ok. Adesso sta alle società trovare l’accordo e non è escluso che accada primadella partenza dellaRoma, domenica sera, per la tournée in Canada e StatiUniti. Se Crescenzi è l’esempio da seguire, così come Tallo, Verre non dovrà ripercorrere la strada di altri due ex Primavera passati dal San Nicola senza infamia e senza lode: Okaka e D’Alessandro, spedito al Livorno nel 2011 dopo appena cinque mesi.