(M. De Santis) – Un paio di cambi nella forma per non cambiare nulla nella sostanza. Le sentenze della commissione Disciplinare sul quarto filone cremonese del Calcioscommesse sembrano uscite dalla sceneggiatura del Gattopardo: sorprendenti in alcuni dettagli ma rispettose per filo e per segno delle attese. Sei mesi di squalifica per omessa denuncia a Stefano Mauri e Stefano Ferrario, 40 mila euro di multa alla Lazio, proscioglimenti completi per Omar Milanetto, Massimiliano Benassi, Antonio Rosati, Genoa e Lecce e caduta pressoché totale dell’impalcatura accusatoria del procuratore federale Stefano Palazzi: tutto secondo quanto predetto dagli spifferi della vigilia.
Pene e assoluzioni utilissime per scorgere le differenze e i difetti di collegamento tra la giustizia sportiva e quella ordinaria (con Mauri e Milanetto accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva e sottoposti il 28 maggio 2012 a provvedimenti di custodia cautelare in carcere) e giustificate dalla commissione Disciplinare con un «per lo meno allo stato degli atti» che lascia aperti spiragli revisionistici nel caso arrivassero nuovi elementi (forse a settembre) dall’inchiesta di Cremona.
La sorpresa contenuta nelle 21 pagine del dispositivo della sentenza riguarda la gara oggetto dell’omessa denuncia di Mauri: Lazio-Genoa e non Lecce-Lazio. «Le precise, coerenti e pienamente utilizzabili» accuse del pentito Gervasoni si fermano all’incontro «avvenuto il giorno 14 maggio 2011 a poche ore dall’inizio della gara Lazio-Genoa» tra il capitano laziale e Alessandro Zamperini, accompagnato per l’occasione da Hristian Ilievski. Anche se lo «zingaro» resta in macchina, non varca mai il cancello del quartier generale laziale, non parla e non si vede con il calciatore, la ragione dell’appuntamento a Formello non risiede nella consegna di un quantitativo di biglietti. Il gruppo degli zingari vuole «prendere contatto con Mauri tramite l’amico Zamperini per proporre l’alterazione dell’imminente gara su cui avrebbero scommesso ingenti somme». Nulla, secondo il dispositivo uscito, «consente di ritenere che Mauri, dopo aver parlato con Zamperini, si sia adoperato per realizzare quanto proposto». L’unica colpa del laziale, quindi, è l’omessa denuncia della proposta di alterazione della partita. Per Milanetto, scagionato da ogni addebito, valgono invece «le prove testimoniali che escludono incontri con soggetti non appartenenti al Genoa in epoca prossima alla gara».
Per Lecce-Lazio paga solo, con una derubricazione da illecito sportivo a omessa denuncia, Ferrario. Le confessioni di Gervasoni non sono state ritenute sufficienti per condannare Benassi e Rosati, così come le numerose similitudini con Lazio-Genoa non sono bastate a inguaiare Mauri. Il capitano della Lazio, infatti, incontra di nuovo Zamperini, ma stavolta solo per la consegna di una manciata di biglietti. Palazzi, colpito e affondato in primo grado, ricorrerà alla Corte di Giustizia federale. Senza nuove prove, il ribaltone nell’appuntamento del 16 agosto appare improbabile. In teoria solo per Mauri potrebbero esserci novità: passaggio da una a due omesse denunce, sconto o proscioglimento totale alla vigilia della Supercoppa. Praticamente, a meno di sorprese, anche in appello non dovrebbe cambiare nulla.