(G. Dotto) – Sapere chi è Gervinho non è indispensabile […]. Me lo ricordo nella sua Nazionale, due o tre anni fa, la treccia medusea al vento, la silhouette un po’ da zombie, un po’ da stregone voodoo, che faceva meraviglie palla al piede, inventando dribbling che non stavano in nessun manuale e nella testa di nessun difensore. Nascondeva la palla, si chiamava Gervinho, ma non lo sapevo. Non importa. Se Rudi Garcia vuole Gervinho, noi tutti vogliamo Gervinho. Da qui non si scappa. L’uomo che dice quello che deve dire, senza bisogno di dirlo, semplicemente con la faccia che si porta dietro, ha dimostrato fin qui di meritare tutto il credito che serve. In poche settimane, tra Brunico e Boston, Garcia ha saputo fermare quest’aggressiva e molto compiaciuta sagra del lutto scatenatasi in città dopo il derby di Coppa […]. Garcia voleva Gervinho, Sabatini glielo ha dato. Semplice. E ora sapremo. Non servirà molto tempo.
Sapremo intanto che cosa l’ivoriano aggiungerà a un gruppo che si sta manifestando molto, ma molto interessante, soprattutto in una sete comune. Che è quella della vendetta, o del riscatto se preferite. Accantonato da Arsène Wenger nell’Arsenal, Gervinho si aggiunge al Maicon umiliato a Manchester, al De Sanctis sbolognato dal Napoli, ai De Rossi, ai Pjanic e ai Balzaretti che sono più mancati nella Roma mancata dell’ultima stagione. Tutta gente d’onore. Che non accetta troppe sconfitte nella propria biografia. Gervinho sarà uno di loro? A breve sapremo.
E sapremo altro. Ci sarà anche svelato il mistero. Del perché questo giocatore, così fortemente voluto da quell’intelligenza pura e un po’ spocchiosa di Arsène Wenger, sia stato poi da lui rigettato anche brutalmente […]. La storia è piena di allenatori che si portano dietro i loro calciatori talismani. Intrecci simbiotici. Così, a braccio, mi vengono in mente il Mourinho con Essien, Van Gaal e De Boer, Mazzarri e Campagnaro, Mazzone e Cappioli, tanti altri, aggiungeteli voi a piacimento. Non sempre erano giocatori supremi. Supremi o meno, giocatori che si esaltano solo se guardano in panchina e trovano la faccia che cercano. Sapremo tutto e intanto ci piace immaginare. Un pullman festante, come quello del Lilla, del dopo scudetto, Garcia e Gervinho insieme nella stessa festa.