(M.Evangelisti) – Nessuno pensi che Francesco Totti, a dispetto del nome papale e agiografico, possieda la vocazione dell’agnello sacrificale. E’ stato lui a condurre il gioco, sin dall’inizio. Il gioco in senso stretto e in senso lato. Gli altri, certo, usano gli strumenti che hanno in mano, cariche presidenziali, controllo dei bilanci, per esprimere la propria opinione, anche abbastanza timidamente. Ma è stato sempre chiaro che se Totti vuole restare alla Roma, ebbene, ci resterà. Per un motivo semplice: «E’ una leggenda», come dice di lui il giovanotto del Chelsea e della Nazionale spagnola Juan Mata, che per poco non può essergli figlio.
GRANDEZZA – Poi ci sono anche altri motivi meno semplici. Totti, a 37 anni vicini e in scadenza di contratto, non ha praticamente mercato anche se chiunque lo vorrebbe in squadra, paradossi delle moderne tecniche economiche. E lui, dopo aver sacrificato molte vittorie pur di restare nella società con la quale si identifica e molti anni di tranquillità relativa in piazze meno viscerali – per questa ragione molto meno affascinante – non ha alcuna intenzione di cambiare vita e morale proprio adesso. […]
Ogni anno che passa forse Francesco perde un chicco di mobilità ma se possibile guadagna in delicatezza di tocco. Contro il Chelsea è stato visto saltare due uomini in dribbling secco, numero che da qualche tempo preferiva non arrischiare. Squadre di vario ordine e grado gli hanno costruito intorno trappole inutili. Il pubblico lo ha acclamato e invocato, preteso di vederlo in campo, perché pagare il biglietto altrimenti? Lo stadio Memorial Robert Kennedy tappezzato di manifesti viventi del Chelsea a un certo punto si è messo a gridare per lui, visto che nel primo tempo i ragazzi di Mourinho non rispondevano e anche lo Speciale taceva allibito.
COME GLI PIACE – Il limite del rapporto tra la Roma e il suo leader oggi sta proprio nel potere di dispensare gloria che questi porta nei piedi. Quando Totti prende palla a centrocampo tre quarti della squadra parte in avanti e ciascuno dei giocatori pensa: questo può essere il mio momento, ch’io sia un predatore d’area o un corridore dalle punte arrotondate. Se Totti perde un contrasto – può succedere anche questo – è tutto un ritorno affannoso e ritardato verso la metà campo difensiva. Nessuno ha mai pensato seriamente che tra Totti e la Roma potesse finire tutto il prossimo giugno. Tanto meno Totti, che firmerà il nuovo contratto come gli piace e dove gli piace. A Roma, la città che ha amato e compreso troppo tempo per accontentarsi di essere festeggiato in una Boston qualsiasi.