Il neo portiere giallorosso, Morgan De Sanctis, verrà presentato alla stampa alle 18:30 di oggi, allo Stadio Olimpico di Roma. L’ex estremo difensore del Napoli rilascerà le prime dichiarazioni da romanista dopo aver preso parte alla tournée statunitense. La conferenza stampa verrà trasmessa in diretta da Roma Channel.
Le parole di Italo Zanzi:
“Non ho bisogno di una lunga presentazione del giocatore, che ha una grande esperienza alle spalle in Italia. E’ un vero leader dentro e fuori dal campo. Benvenuto a Roma”.
Ora le domande a Morgan De Sanctis:
Perché sei venuto a Roma?
“La Roma è l’ennesima sfida della mia carriera, forse l’ultima. Arrivo con un grande entusiasmo e voglia di fare bene. Questa è la terza stagione senza Coppe europee per la Roma, l’obiettivo è tornare in Europa per dare un lustro a una società così importante che merita di competere a livello europeo”.
Che valori esprimerà questo campionato? Che ruolo reciterà la Roma?
“È scontato che la Juventus sia assolutamente davanti. Il Napoli ha cambiato qualcosa, forse più di quel che si pensasse alla fine della scorsa stagione, ma ha costruito un organico fortissimo che sicuramente darà filo da torcere alle concorrenti che sono la Fiorentina e il Milan. Vedo la nostra squadra competitiva, poi possiamo aggiungere Lazio e Inter. Sono sette squadre per cinque posti più il sesto della Coppa Italia, ogni anno c’è una sorpresa e non mi riferisco all’Udinese, la griglia di partenza diventa numerosa. L’obiettivo è quello di riportare la squadra in Europa, bisogna partire bene e fare le cose subito da squadra per togliersi delle grandi soddisfazioni”.
Per la prima volta la Roma si affida ad un grande portiere italiano. Senti di avere caratteristiche che sono mancate ai tuoi predecessori?
“Sento di avere le caratteristiche per fare bene il mio lavoro. Ma nel mio ruolo è fondamentale il contributo che dà tutta la squadra, dall’attaccante alla difesa. Per i miei predecessori è accaduto questo: è mancata la squadra più che il portiere. Faccio questo discorso per uno dei miei predecessori che stimo molto come Stekelenburg. Dobbiamo lavorare come squadra”.
Lei è già uno dei leader dello spogliatoio. Questo suo carattere ha influito rispetto al suo reale valore tecnico?
“Io credo molto nel valore emotivo di una squadra di calcio. Sono venti anni che gioco da professionista, sono stato giovane, ora lo sono meno. Mi è sempre piaciuto avere a che fare con compagni che la pensassero in maniera costruttiva, avere a che fare con giocatori generosi. Quest’anno c’è bisogno di gente che aiuta il compagno in difficoltà. A me sono stati fatti discorsi che andavano oltre l’aspetto tecnico, dei quali mi sono sentito partecipe. Quando c’è da dire una parola in più, va detta dai giocatori esperti, ma tutto va accompagnato dalle prestazioni sul campo”.
Quanto è importante la dialettica del portiere? Benatia e Castan come ti sembrano?
“E’ importante che il portiere comunichi con la squadra. E’ fondamentale una squadra che si aiuta. La coppia centrale è forte, come tutta la squadra, ma bisogna compattarsi e confermare che ci sono questi valori”.
Differenze tra Mazzarri e Garcia? Come ti sei lasciato con il Napoli?
“Mi piace molto il nostro allenatore ed il suo modo sia di allenare sia di rapportarsi con la squadra. La cosa più positiva è l’allenatore in questi primi venti giorni. Dei risultati che aveva ottenuto si sapeva qualcosa, ero curioso di vederlo all’opera: per il momento sono soddisfatto, felice e fiducioso. Le differenze con Mazzari: prima di tutto il modulo. Poi spero possa fare una grande lavoro come ha fatto il mister in Italia. Lui in poco tempo ha avuto la voglia e la capacità di apprendere l’italiano in modo brillante e comunica con noi in modo chiaro. Per quanto riguarda Napoli ho vissuto quattro anni meravigliosi e lasciato una società importante perché ho percepito messaggi, nemmeno troppo nascosti, con la volontà di cambiare nel mio ruolo. Sono orgoglioso e non poteva lasciarmi indifferente questa cosa; alla mia età voglio sentirmi protagonista. Devo dipendere solo dal mio rendimento. C’è stata l’opportunità di venire alla Roma, una società con un progetto serio, così ho chiesto di cambiare squadra; all’inizio il Napoli non era contento, ma alla fine si è risolto tutto. Questi quattro anni non potevano essere rovinati da una serie di cose di cui non voglio parlare, perché potrebbero essere male interpretate. Sono felice ora di essere alla Roma”.
Da giocatore aveva l’impressione di trovarsi di fronte uno stadio razzista, per quanto riguarda l’Olimpico?
“Se si considera l’ignoranza e la maleducazione di alcune frange, questo succede non solo a Roma. Speriamo che questa punizione, lo dico per la maggioranza sana dei tifosi, possa servire ad isolare quelle teste che rovinano una festa. Non riguarda solo Roma questo discorso. Peccato esordire senza quella parte di tifoseria sana, che non potrà seguire la gara dal proprio settore”.
Lei sente di esser arrivato in una squadra più debole?
“Lo vedremo a fine campionato. Contiamo di fare una grande stagione. Sulla carta la Juventus ha dei valori superiori alle altre. Ma ce la giochiamo con tutte le altre. Negli scontri diretti ce la giocheremo con la Juventus anche”.
Come va l’intesa con la difesa? Che idea si è fatto della gestione passata?
“Stimo molto come uomo Aurelio, che ho conosciuto a Udine. Lì aveva una figura secondaria rispetto a Spalletti e Domenichini e lo ho conosciuto come uomo. Lo ho trovato sereno e abbiamo parlato della passata stagione. Ho parlato anche con i miei compagni, con i dirigenti. Il discorso fatto prima è condizionato dai pensieri raccolti da queste persone. A questa squadra non manca nulla dal punto di vista tattico e tecnico, dobbiamo però essere squadra. Io della Juve conosco molti giocatori, molti uomini: fanno la differenza dal punto di vista umano. Noi dobbiamo fare la differenza da quel punto di vista”.
La Roma pecca in personalità. Vorrei sapere qualche particolare del tuo rapporto con Totti, elemento di personalità:
“Ho parlato molto con Francesco. Siamo d’accordo sul fatto che questa debba essere una stagione importante. L’ho trovato entusiasta. Io credo che possa essere un leader tecnico e all’interno dello spogliatoio; già lo fa e quest’anno anche lui dovrà rendersi conto che ci vuole la squadra per fare una grande stagione. Mi viene da pensare che si sta parlando molto del suo contratto: da quando sto qui lo vedo concentrato su quello che bisogna fare per tornare ad essere grandi. Sono convinto che quest’anno possa fare ancora meglio dello scorso anno. Francesco sarà il nostro leader”.
Dopodomani per la prima volta dopo il 26 maggio la Roma incontrerà i tifosi:
“E’ importante incontrarli. Dipende da noi recuperare il rapporto. Io non ho vissuto il 26 maggio, ma ho parlato con i miei compagni e ho percepito che perdendo quella gara si è creata una grande amarezza non solo nella tifoseria. Noi abbiamo la necessità di iniziare bene per portare i tifosi dalla nostra parte. I tifosi sono coloro che amano la loro squadra, hanno bisogno di sentirsi dentro noi giocatori, perché noi li rappresentiamo. La nostra espressione di gioco, soprattutto nei risultati, sia da subito positiva. Dobbiamo andare incontro ai tifosi. Io faccio questo discorso con maggiore serenità rispetto a chi ha giocato il 26 maggio; io capisco l’amarezza e la rabbia dei tifosi. Ma guardino al futuro con serenità: garantisco che quest’anno troveranno una squadra che gli farà rialzare la testa”.
La Roma ha cambiato rotta sul mercato, andando verso un usato garantito. Vedendo la Roma da avversario, pensa che è mancata solo la mentalità?
“Alla Roma negli ultimi due anni è mancata solo la mentalità. Per me è chiarissimo: i giocatori sono forti, indipendentemente dall’età. E’ una rosa forte. L’allenatore è bravo, quel che chiede lo chiede in modo efficace e chiaro. Quando è partito questo progetto, in questi due anni, a Napoli avevamo rispetto dei giocatori della Roma. Bisogna avere in testa che si attacca in undici e si difende in undici. E’ stata fatta una campagna acquisti per incrementare il valore umano e di esperienza. Ci sono giocatori funzionali a dare una mano ai ragazzi per farli crescere”.
Si dice che la coppia centrale della Roma sia lenta. Che ne pensi? Come vedi Jedvaj?
“Io penso che tutti i difensori abbiano caratteristiche per fare benissimo nella Roma ed in serie A, alcuni già lo hanno dimostrato e sono stati pagati come si paga un giocatore importante. Io mi auguro che ci siano meno di 40-50 metri da difendere, perché anche se sei veloce e devi difendere uno spazio così ampio nel nostro campionato, è evidente che non basta nemmeno la velocità di Marquinhos andando a vedere i numeri. Il numero di gol subiti non è determinato dalla velocità dei difensori, ma dalla squadra. Non sono convinto che si possa essere forti a seconda delle caratteristiche dei difensori. In tutte le amichevoli abbiamo subito gol, è una cosa fastidiosa, dovremo migliorare tutti quanti. Per quanto riguarda Jedvaj è forte, e spero che quando sia il suo momento potrà dare il suo contributo in una squadra che funziona”.
E’ stato cercato da altre squadre? Se si perché ha scelto la Roma? Un commento alle parole di Osvaldo:
“La Roma è stata la squadra che mi ha convinto che questo cambiamento dovessi prenderlo di petto io. Mi permette di chiudere la carriera europea da protagonista, spero con grandi soddisfazioni acquisite. Condivido il discorso di Daniel: è complicato giocare in Italia con tifosi innamorati, attenti alle vicende dei giocatori dentro e fuori dal campo. Ma lui si riferiva a minoranze, le minoranze per farsi ascoltare devono fare rumore, e questo accade ovunque. Quando hai la possibilità di giocare in grandi piazze, dove la pressione esiste, esiste anche il rovescio della medaglia. Puoi farti anche apprezzare di più; condivido il discorso di Osvaldo, ma se ci si comporta in maniera adeguata ci si può togliere molte soddisfazioni”.
A cura della redazione di GazzettaGialloRossa.it