(E.Menghi) È una Roma più vecchia di 2,19 anni quella che a Livorno si è imposta, non a caso, grazie alla maggiore esperienza e alla personalità che invece mancava nella giovane formazione che aveva esordito il 26 agosto di un anno fa all’Olimpico con il Catania.Gli undici schierati da Zeman avevano una media di 26,81 anni e con i cambi (Florenzi, Marquinho e l’allora diciottenne Lopez) si scendeva fino a quota 25,71.Garcia si è presentato ai nastri di partenza con volti più consumati, per una media età di 29 anni, che è diminuita leggermente (28,92) con gli ingressi di Gervinho, Marquinho e Taddei, ma allo stesso tempo ha fatto pesare ancora di più il paragone con la stagione precedente: sono 3,21 gli anni di differenza se si calcolano anche le sostituzioni.
I numeri parlano di un cambiamento netto, voluto sia dalla dirigenza sia dal tecnico, che certo non disprezza i giovani – Jedvaj ne è la prova – ma allo stesso tempo è consapevole di quello che serve per vincere. Soprattutto se lo si vuole fare subito. Il progetto iniziale è naufragato dopo un biennio che ha lasciato brutti ricordi ai tifosi, stanchi di aspettare la crescita di un gruppo che aveva bisogno di leader.
Maicon e De Sanctis sono arrivati per sopperire a questa mancanza. Se la prova del portiere ex Napoli a Livorno è sembrata più che altro un’esercitazione in vista di avversari più temibili, il terzino arrivato a costo zero dal City ha dimostrato non solo di saper galoppare ancora bene sulla fascia, ma anche di avere la grinta giusta per dirigere i compagni in campo.
De Rossi si è ritrovato e l’esultanza dell’intera panchina al suo gol conta anche più del bello stile con cui ha calciato in porta. Florenzi, festeggiando il suo di gol, si è infortunato alla spalla: oggi (la ripresa è alle 17) farà dei controlli, ma non preoccupa.
Totti è il saggio che detta i tempi e cuce gli strappi tra centrocampo e attacco con la solita classe. Insomma, la Roma invecchia bene.