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IL MESSAGGERO Adem, il ragazzo con la passione del gol e della cioccolata

Adem Ljajic

(M. Conterio) – Correva l’anno 2008 e Sir Alex Ferguson non intravide negli occhi e nelle scarpette del giovane Adem Ljajic, la scintilla giusta. Quella che fa gridare ‘al campione’, quella che convince un club a puntar dritto su un talento. Uno che in patria, col Partizan, era stato ribattezzato il Kakà dei Balcani, uno che aveva fatto già innamorar di sé una piazza così calda come quella di Belgrado a soli diciassette anni. Non Sir Alex, però. Che fece sostenere a Ljajic un lungo provino ma che poi, con la scusa del permesso di lavoro, decise di non tesserarlo come promesso due inverni più tardi. Il giovane Adem, deluso, trovò presto casa. Di lui s’invaghi Pantaleo Corvino, allora ds della Fiorentina, che lo portò alla corte viola per ben 6,5 milioni di euro. Da allora, ciuffo e capricci compresi, inizia la sua storia fiorentina, un amore mai sbocciato fino in fondo, tra tocchi di platino e sguardo di bronzo. Veste la 22 di Kakà e a diciotto anni, con Prandelli, esordisce in A. Poi con Mihajlovic sigla tre reti in diciotto presenze: il tutto inizia bene, seppur l’allenatore lo accusi di dedicarsi a«mangiar troppa cioccolata». Vizi e virtù: i secondi si allentano, il rapporto si tramuta in un incubo in Nazionale. Perché l’ex cecchino della Lazio è ora ct serbo ed ha escluso Ljajic dai convocati perché non canta l’inno prima della gara amichevole con la Spagna. «Fa parte di un codice di comportamento che lui ha accettato», tuona Sinisa. Già, ma il ragazzo viene dal Sangiaccato, al confine col Kosovo, regione a maggioranza musulmana e la storia è ben più complicata di un inno prima di una partita.


I PUGNI CON DELIO ROSSI 

Mihajlovic è intransigente, Delio Rossi sarà poi travolgente. I pugni in panchina a Ljajic costano dopo la gara col Novara l’esonero al tecnico e l’esclusione dalla rosa al ragazzo. Capricci, amore mai divenuto tale. La Fiorentina prova pure a proporlo allo Zurigo, al Pescara. Nessuno crede in lui, tranne Montella che lo reintregra negli arruolabili viola e dodici reti nell’ultima annata fiorentina sono il grazie a suon di reti del ragazzo. Scarpette viola, un suv con patente ritirata e tutti i casi a seguire; le serate in discoteca, la movida cittadina, le offese a Mazzoleni durante la gara con la Juventus, altri capricci e quella voglia di andare nuovamente al Milan. Firenze già si era schierata in passato con Rossi dopo gli sberleffi del giovane Adem. Nelle ultime settimane, la rottura definitiva. Un rapporto mai fiorito ma appassito dalle frequenze di radiomercato: Milano, sponda rossonera, è ora novella nemica della Fiorentina. Da qui i cori, pesanti e offensivi, all’Artemio Franchi lunedì sera. Da qui un addio senza lacrime per Firenze e col rimpianto di Ljajic di non indossare ancora la maglia del suo idolo Kakà.

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