(G. Teotino) – Ljajic già convocato, rimandato prudentemente a casa da Montella. Lamela confinato in panchina al debutto della sua (sua?) Roma. Un plotoncino di attaccanti juventini che ancora bussa alla porta, ma per uscire, dopo un’estate vissuta (e lavorata) da campioni d’Italia. Bale il fenomeno costretto ad allenarsi nel giardino di casa. I tifosi del Milan aggrappati al preliminare di Champions con un dubbio: ma battere il Psv porta con sé un supplemento di rinforzi o c’è il rischio che Galliani e Allegri si convincano che la difesa del Milan è già forte così? Mourinho, che per dimostrare che i tre centravanti del Chelsea (Torres, Lukaku e Demba Ba) non sono alla sua altezza, decide nel match clou con loUnited di lasciarli fuori tutti e tre. E intanto tecnici e critici di tutto il mondo (giocatori del fantacalcio compresi) si arrampicano sugli specchi per formulare al via di tutti i campionati pronostici ragionevoli senza sapere come saranno le rose vere martedì 3 settembre. Questo finale di mercato a competizioni in corso è un tormento per i tifosi, un supplemento d’ansia per i calciatori e un rompicapo per gli allenatori. Ogni anno di più.
Perché in tempi di vacche magre (e in Italia sono più magre che altrove) si tende ad arrivare all’ultimo momento utile nella speranza di prendere alla gola gli interlocutori. Lunedì prossimo addirittura si dovrà fare quasi mezzanotte per sapere come tutto è andato a finire. Decisione logica spostare lo stop dalle 19 alle 23: per uniformarlo agli orari internazionali. Più discutibile invece la scelta della data di chiusura. Negli ultimi giorni si è rafforzata l’opinione di chi vorrebbe anticipare il tutto: aprire magari il mercato in giugno per concluderlo prima del via dei campionati. Avremmo, si dice, competizioni più regolari con squadre subito definite e immutabili almeno fino a gennaio. Assolutamente vero. C’è però un problema. Nell’ultima settimana d’agosto, più che sulle prime giornate di campionato, l’attenzione di molti club è concentrata sui play off europei: essere dentro o fuori dallaChampions cambia la vita, troppi i danari in palio, ci sono squadre che, a seconda degli esiti degli spareggi, debbono essere smontate o rimontate.
E l’Europa League non è da meno. La Fiorentina, ad esempio, per affrontarla ha allestito una doppia rosa di quasi tutti titolari, ridondante per il solo campionato. Si finisce a settembre insomma per dare un minimo di tempo (il tempo è denaro…) di riparazione ai club impegnati nei preliminari europei. Riesce difficile pensare a una riapertura per queste sole società, visti gli intrecci complessivi. Il problema resta. Anche perché mancano sedi istituzionalmente corrette per affrontarlo seriamente. Sia in Italia (in Lega si parla quasi solo di tv), sia a livello internazionale. Ma questo è un altro discorso.