Ore 23, tutto tace. Chiude i battenti il calciomercato, accompagnato nel suo ultimo giorno dai soliti tratti distintivi: colpi di coda, proposte indecenti, offerte last minute, valzer di scambi, moltitudine di telefonate, incontri e contatti fugaci. Non molto di questo susseguirsi di eventi ha riguardato i colori giallorossi il cui rappresentante istituzionale, Walter Sabatini non ha compiuto movimenti dell’ultimo momento. Si era tentato di intavolare un triplo scambio fra attaccanti, riguardante Borriello, ritenuto un fardello piu che un valore aggiunto, Gilardino e Quagliarella. Roba da massimi sistemi, incastri improbabili, strategie da esperti di domino. Alla fine il tutto si é risolto con un nulla di fatto, con buona pace del ds romanista il quale – c’é da scommettere – avrà consumato una dose industriale di tabacco, seduto a dissertare sui vari tavoli. Non c’é stato dunque il colpo a sorpresa per Rudi Garcia che può comunque disporre di un organico abbastanza completo.
La campagna acquisti ha avuto una fisionomia ben delineata nel corso del tempo, scandito inizialmente da colpi emozionanti a cui sono seguitati, nella parte finale, cessioni dolorose che hanno interrogato una piazza già scontenta dopo il 26 Maggio, sulla coerenza della programmazione societaria messa in atto in due stagioni.
Tuttavia passando in rassegna i vari movimenti effettuati dal ds Sabatini ci si accorge che – malgrado le difficoltà e le pastoie di un bilancio da risanare – le operazioni condotte in porto hanno contribuito a migliorare l’amalgama di squadra. In un rapporto tra partenti ed arrivi comunque produttivo sotto vari aspetti:
CAMBIO DELLA GUARDIA – via Maarten Stekelenburg, stavolta definitivamente accasatosi al Fulham, club al quale sarebbe dovuto approdare già nel mese di gennaio salvo poi – in seguito ad un ribaltone di quelli da commedia grottesca – tornare indietro da Londra per finire la stagione nella Capitale. L’esperienza del numero uno olandese nei due anni in giallorosso, é stata di gran lunga inferiore alle aspettative. Dalla sua cessione la Roma ha ricavato quasi 6 milioni di euro.
Al posto del legnoso numero uno Oranje é arrivato per 500 mila euro il trentaseienne Morgan De Sanctis. Inizialmente il suo arrivo non ha suscitato clamore poiché giunto non nei suoi anni migliori. É bastato però sentirlo parlare in conferenza stampa per evincere l’importanza di un elemento simile nella gestione di uno spogliatoio come quello giallorosso. Personalità ed attributi da vendere, grande loquacità. Un dialogo continuo con la difesa fatto di urla di incitamento e salaci strigliate.
MAICON AL POSTO DI PIRIS – Sulla destra il rinforzo ha una denominazione d’origine controllata, ed é quella di Maicon. Anche il terzino brasiliano ha vissuto i suoi anni migliori altrove, magari ha perso un po di smalto ma ginocchio permettendo, resta uno dei terzini più forti in circolazione. Il colosso porta in dote quel respiro internazionale che mancava al gruppo, innalzando il tasso di esperienza di una squadra giovane che necessità di simili integrazioni per temperare gli animi volubili e le insicurezze tipiche delle nuove generazioni. I dubbi sulla sua condizione inoltre sono stati spazzati via con prestazioni di una certa entità sia sotto il profilo fisico che tecnico. Un terzino di così alto livello a Roma non si vedeva dai tempi di Cafu e considerando che il brasiliano succede al volenteroso ma poco idoneo al calcio europeo, Ivan Piris il miglioramento è quanto mai evidente.
VIA MARCOS DENTRO BENATIA – Il reparto difensivo non potrà più contare su Marquinhos, andato a difendere dalle avanzate nemiche il sultanato della Torre Eiffel, irrorando di una verde linfa la retroguardia del Psg. Una scelta convalidata dai 35 milioni ricevuti dalla Roma per privarsi del miglior ’94 in circolazione, giunto l’anno scorso per una cifra irrisoria e protagonista di un’ottima stagione nonostante le innumerevoli reti subite dai giallorossi.
Al suo posto é stato acquistato il difensore Medhi Benatia, molti anni di Serie A alle spalle. Il marocchino seppur meno brillante ed esplosivo dell’enfant prodige brasiliano offre garanzie elevate sotto il profilo difensivo avendo senso della posizione e precisione nei disimpegni. Un ottimo gregario in un ruolo dove il campione é più un lusso che una necessità.
E’ arrivato per 5 milioni anche l’interessante croato Tin Jedvaj, quest’ultimo ancora minorenne, tanto da aver bisogno di un permesso speciale della Fifa per calcare i verdi campi d’Italia. Il suo acquisto è una difesa del progetto giovani e sottolinea ancora la lungimiranza della società per i giovani prospetti. Qualcosa in più se ne saprà nel momento in cui il giocatore beneficerà dell’autorizzazione emessa da una sottocommissione della Fifa al giudizio della quale è sottoposto il trasferimento dei calciatori minorenni
L’AVVICENDAMENTO OSVALDO-GERVINHO – In avanti non c’é più Osvaldo. Eccolo li in Inghilterra, una carriera deragliata dai binari dell’alto rango calcistico che lo ha portato ad ammantare il suo corpo tatuato, con le vestigia dei Saints. Non esattamente il Manchester City, club al quale l’argentino si sentiva di poter ambire ma che invece gli ha preferito “el Tiburon” Alvaro Negredo, ennesimo duro colpo a chi presume di se qualità taumaturgiche che invece non gli appartengono.
Il rimpiazzo scelto da Garcia é stato Gervinho, prelevato per una decina di milioni, poco più della metà di quanto incassato per privarsi dell’italo argentino. Gervinho ha caratteristiche differenti, non solo perché non é bello e pettinato ma perché é piu attento al gioco che al look senza andare per il sottile. Il suo innesto se da un punto di vista tecnico depaupera il reparto avanzato, dall’altro apporta variabili più funzionali al gioco di Garcia, risultando più confacente alle idee del tecnico transalpino. Profondità e sacrificio le sue peculiarità. Sotto porta non é implacabile ma più che la finalizzazione gli si chiede un lavoro utile alla squadra ed al suo equilibrio che l’ivoriano svolge con dedizione, giovando alla stesura della manovra ed al comportamento di squadra.
LAMELA – LJAJIC STIGMATE DA PREDESTINATI – Veniamo a Lamela: il talento argentino ha lasciato la Capitale per andare nella City londinese, sotto l’insegna del Tottenham dell’ex Baldini che ha devoluto nelle casse della Roma altrettanti 35 milioni di euro. Una cifra talmente significativa da indurre la dirigenza a fare delle serie valutazioni economiche in prospettiva, in ragione di un rinnovo contrattuale dorato richiesto dall’entourage del calciatore. Il padre del ragazzo trovatosi un simil talento in casa, da tempo aveva cercato di trarre il massimo profitto proponendo il ragazzo ai club di mezza Europa. La Roma perciò ha ritenuto opportuno privarsi del calciatore il cui prolungamento contrattuale avrebbe richiesto un consistente conguaglio. Inoltre non va dimenticato che l’arrivo di Lamela a Roma fu contrassegnato da un cospicuo esborso economico, circa 20 milioni, costituendo un elevato rischio d’impresa: il calciatore pur lasciando intravedere margini interessanti, aveva deluso al suo primo anno. L’avvento di Zeman sulla panchina della Roma diede la giusta vitalità e continuità di impiego all’argentino. Nella prima parte di stagione Lamela incantò le folle d’Italia segnando anche diverse reti, per poi confinarsi – dopo l’esonero del boemo – entro spunti e giocate apprezzabili ma esibite con sempre meno assiduità.
In sua vece é giunto Ljajic, un accordo concluso a circa un terzo della cifra incassata dal Tottenham. Calciatore forse più idoneo per caratteristiche al tridente di Rudi Garcia, veloce, agile, incline alle verticalità. Il serbo ha nelle sue prerogative le movenze ed i tempi dell’esterno d’attacco, contrariamente al Coco argentino che – nato trequartista – ha dovuto adattarsi a ricoprire altre zone di campo per ritagliarsi il suo spazio, snaturando la sua essenza originale. Indubbiamente si tratta di due grandi talenti ma l’ex Fiorentina sembra poter garantire un apporto maggiore all’impalcatura di gioco del tecnico transalpino che sembra disegnata su misura per esaltare le sue qualità individuali.
IL COLPO DI MERCATO – Una nota a margine la merite Kevin Strootman. L’olandese é stato il vero rinforzo scelto per migliorare la rosa. Il centrocampista olandese si configura come l’operazione in entrata più onerosa. Non é arrivato in sostituzione di nessuno ma é stato implementato nell’organico per migliorare il reparto che meno aveva convinto nella scorsa stagione: il centrocampo. Ha conferito alla squadra grande versatilità risultando prezioso in ambo le fasi: bravo nell’interferire con la manovra così come nel suggerire, proporsi in avanti inserendosi negli spazi. Infine il giovane calciatore dispone di un gran tiro aggregando alle peculiarità tecniche, forte personalità e grinta. Componenti aderenti ad un profilo vincente, necessario alla rosa giallorossa.
MENO TALENTO MAGGIOR SOLIDITA’ – In tempi di primi bilanci perciò si può affermare che la Roma si sia privata di eccellenti solisti, la cui espressione di talento restava vincolata ad una ispirazione troppo discontinua. Un’alternanza di rendimento dalla bassa incidenza sui risultati collettivi, dipendenti dalla condizione dei singoli, non sempre ottimale.
La redistribuzione dei valori ha forgiato un’ orchestra di artisti meno estemporanei ma più inclini alla recitazione collettiva dello spartito. Una riproduzione forse di minor finezza estetica, ma certamente più omogenea, in grado di promanare una melodia ugualmente suadente, ma avente un ritmo molto più continuo. Una composizione che soddisfa l’orecchio del pubblico, stanco di virtuosismi eccentrici, voglioso di un esecuzione corale, coerente con le istruzioni del direttore d’orchestra francese Garcia. Del resto il suono della vittoria è più musicale del boato di una singola giocata. Il mercato é chiuso, al campo spetta ora la parola.
A cura di Danilo Sancamillo
Twitter: @DSancamillo
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