(La Repubblica – P. Boccacci) Assessore Pancalli, un altro episodio di teppismo dopo una partita di calcio. «Per me lo sporte sempre stato sinonimo diagonismo, competizione, fair play e valori positivi. Quello che è accaduto è una ferita per tutta la città. Mi auguro che il tifo giallorosso sappia reagire prontamente, prendendo le distanze da minoranze di teppisti che continuano ad interpretare una partita di calcio come uno scontro tra opposte fazioni e non come una festa».
Come fermarli?
«Penso che se qualcuno avesse avuto la ricetta più appropriata da tempo si sarebbero potuti fermare».
Non esiste questa ricetta?
«Sicuramente si deve passare attraverso due strade. Unaè quella tesa a stimolaresempre più un percorso virtuoso da un punto di vista culturale, per far capire che lo spettacolo calcistico deve essere vissuto come tale e non come una falda»
E l’altra?
«Con una sempre maggiore applicazione delle leggi in modo rigoroso, con la collaborazione con le forze dell’ordine e la magistratura per isolare i teppisti. Qualcuno mi deve spiegare perché in altre nazioni sono più avanti di noi. 1 da tempo che in uno stadio inglese non accade qualcosa».
Quali altre armi utilizzare?
«Fuori lo stadio, come è accaduto questa volta, è chiaro che per le forze dell’ordine è molto più difficile controllare i facinorosi. Ma sono gli spalti che ci danno la misura di quanto siamo indietro, nonostante il percorso intrapreso con gli steward e le altre iniziative. Mi aspetto specialmente adesso una capacità reattiva del pubblico che veramente isoli i teppisti. Come quando in una partita si riuscì con gli applausi a non far sentire i buu razzisti».
Che farà il Comune?
«È chiaro che continuerà a battersi per uno sport comunicatore di valori e non di disvalori. Le forze dell’ordine conoscono le frange più esasperate, ma ciascuno dovrà fare la sua parte per un’inversione di tendenza. Questi teppisti non c’entrano nulla con la dimensione sportiva, né con la tifoseria. Si tratta di delinquenti puri da isolare».
Come dovrebbe essere lo stadio?
«Immagino uno stadio che sia solo il catino di un confronto agonistico, frequentato da famiglie e senza assolutamente barriere, dove vivere una giornata sportiva. Sogno uno stadio dove al primo coro razzista si alzino tutti in piedi per farli tacere e che alle prime violenze di qualche cretino faccia sentire il proprio dissenso, uno stadio che si riappropri della passione, che sappia applaudire la propria squadra se perde ma ha giocato bene e anche la squadra avversaria».