(A. Rialti) –Vincenzo Montella è misurato, quasi timido, poco propenso al teatro. Esattamente il contrario della sua sua Fiorentina che invece in campo è sfacciata. Al punto di pensare in grande, oltre le misure fissate dagli stessi Della Valle. (…)Pallone e famiglia. Senza mai alzare il tono perché quel che vuol regalare sono emozioni e non promesse.
Vincenzo Montella, se Prandelli dovesse lasciare la panchina dell’Italia chi sarebbe secondo lei il successore?
«Di certo sarà un tecnico italiano. Per tradizione, storia, competenza e professionalità. Il ventaglio di possibilità è ampio, da Mancini a Capello fino ad Allegri. Ma potrei dimenticarne diversi».
E Montella?
«Montella non si è ancora formato come allenatore, non può avere la presunzione di guidare una Nazionale. Sarebbe motivo d’orgoglio, è evidente, ma ancora non credo di essere… abbastanza rodato».
A cosa potrà ambire la Nazionale in Brasile?
«Al massimo. Questa è un’Italia che deve puntare a volare: lo spessore dei giocatori, del resto, non può farmi pensare diversamente».
Totti, secondo lei, alla fine si lascerà coinvolgere dal progetto di Prandelli?
«Il Mondiale è un appuntamento speciale, conta quello che riesci a mettere insieme in quel mese o poco più. Non so se Francesco tornerà, di certo è un giocatore d’esperienza che potrebbe sempre essere utile alla squadra».
La Juventus è ancora la favorita per lo scudetto?
«Sì. Speravamo tutti che subentrasse una certa dose di appagamento, ma hanno dimostrato con l’interpretazione delle gare che la mentalità vincente non va mai in stand by. Hanno poi una rosa importante su cui poter contare».
Il Napoli l’ha sorpresa?
«No. Hanno puntato su un allenatore moderno, Benitez, e la squadra ha imparato subito ad esprimere un buon calcio»
E Garcia?
«Non lo conosco».
Perché alla Roma non è ancora stato trovato l’allenatore con cui aprire un ciclo?
«Lo aveva fatto con Luis Enrique poi, a quanto si sa, è stato lui a rinunciare».
Totti secondo lei è una figura diventata ingombrante per la Roma?
«Totti è la forza della Roma ma anche il suo limite perché tutta la squadra si rifugia in lui e nella sua classe».
Stupito di vedere ancora De Rossi in giallorosso?
«No. Sono convinto, anzi, che finirà la sua carriera lì. Se non ha tagliato fino ad oggi il… cordone ombelicale nonostante le difficoltà, credo che non lo faccia più».
L’avvicendamento Ljajic-Lamela ha una logica secondo lei?
«Sicuramente ha una logica economica».
Il gol di Adem contro il Verona l’ha sorpresa?
«No. Adem è un buon giocatore che può diventare un campione. Deve solo capire come gestirsi, giusto per non rischiare di restare un talento incompiuto».
Totti, secondo lei, può aiutarlo a crescere?
«Non ne ho idea, so che è uno che riga dritto e… non beve le stupidaggini. La Nutella? Nelle giuste dosi fa pure bene».
Quali i giovani della Roma a cui prestare attenzione?
«L’Under 21 ha diversi ragazzi cresciuti nel settore giovanile giallorosso. Faccio due nomi, Romagnoli che ho allenato quando guidavo i Giovanissimi e Capradossi».
Roma-Lazio, quale la squadra più forte?
«Singolarmente presi, la Roma ha un valore assoluto dei singoli maggiore, ma la Lazio intesa come squadra è molto forte».
Perché ha deciso di firmare un contratto così lungo, fino al 2017?
«Perché io sono fedele. Sono stato una vita ad Empoli, diversi anni a Genova sponda Samp e dieci anni a Roma. Se sto bene in una realtà e se le idee viaggiano di pari passo, perché mai dovrei cambiare?».
Qual è l’allenatore migliore che lei ha mai avuto?
«Spalletti».
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