Nuovo appuntamento con la rubrica firmata Gazzetta Giallorossa che prende il nome dal famosissimo programma condotto in passato da Corrado Mantoni: La Corrida, dilettanti allo sbaraglio. Questa volta dedichiamo la nostra attenzione alle elucubrazioni più o meno indovinate rilasciate in conferenza stampa dal direttore sportivo Walter Sabatini, in difficoltà nel nascondere le reali problematiche della Roma, sia da un punto di vista economico che tecnico. Alla faccia dell’ottimismo bostoniano…
“Nessuno mi ha obbligato a vendere Lamela. È stato un mercato duro, venuto dopo il 26 maggio in una dimensione psicologica compromessa. Abbiamo dovuto raccogliere quel che restava di noi e cercare di ricostruire. Non avevamo nessuna intenzione di cedere Lamela, ma sono intervenuti poi fattori nuovi e abbiamo preso in considerazione questa eventualità non a cuor leggere. Nel momento in cui abbiamo preso la decisione di cederlo erano cambiati gli scenari intorno a lui, anche a causa di un intervento esterno di un’altra società che gli ha fatto un’offerta ragguardevole che non avremmo voluto e potuto pareggiare. Non potevamo non tenere presente lo stato d’animo del giocatore, sarebbe stato difficile rinegoziare un contratto a quelle condizioni”.
Il primo punto affrontato dal ds è relativo alla cessione di Erik Lamela. La squadra autrice dell’offerta irrinunciabile al ragazzo è il Napoli e si parla di cifre attorno ai 3 milioni. Ora la cosa più preoccupante non è solo il dover rinunciare al fiore all’occhiello dell’operato sabatiniano, ma il constatare che il potere contrattuale dei giallorossi non è competitivo non solo a livello europeo ma anche nel top del calcio italiano. Su questo aspetto arrivano altre conferme:
“La Roma ha una perdita di 30 milioni e il rapporto costo-ricavi non è adeguato. La situazione di disparità on gli altri top club è enorme, non la nascondo. Ma non dobbiamo aver paura, dobbiamo misurarci anche con realtà più opulente della nostra e possiamo riuscirci”.
Ora il discorso appare piuttosto chiaro, per cercare di mantenere i conti in ordine o si ricapitalizza ogni anno le perdite (cosa fin ora mai successa da parte americana ma solo tramite banca) oppure si è costretti a far uscire i fondi dal trading di calciatori, ripercorrendo al di là delle smentite il progetto Udinese. Infatti le idee sono già piuttosto chiare su dove trovare i soldi per il prossimo anno se non si riuscisse a centrare la chimera Champions League:
“…Ad esempio, vendere Pjanic prendendo un giocatore bravo come lui che costi meno. In tutto questo concorre anche il controllo del monte salari, dobbiamo guardarlo perché è un problema che esiste. La Roma cercherà di adattarsi”.
Al di là del problema di dover rinunciare sempre a pezzi pregiati per mantenere una solidità economica accettabile, andando a distruggere qualsiasi possibilità di costruire nel tempo una squadra vincente, risulta anche sbagliato strategicamente annunciare una possibile cessione a Giugno ad inizio stagione. Il ruolo del direttore sportivo prevederebbe altro, ma Sabatini sembra perseverare nell’errore anche su Borriello:
“E’ un calciatore della Roma forte, voleva allontanarsi per giocarsi il mondiale. Siamo contenti che sia rimasto. Anche ora è un problema, perché sa giocare a calcio ma che nella Roma non trova collocazione a causa di se stesso e delle idee degli allenatori. Fosse stato un asino, non sarebbe stato un problema”.
A due anni di distanza ancora una stilettata al centravanti napoletano, non accolto almeno dialetticamente nel migliore dei modi dal numero uno del mercato giallorosso. Viste le condizioni di Destro e l’incapacità di trovare un sostituto di Osvaldo entro la chiusura della finestra dei trasferimenti, servirebbe maggiore diplomazia nei confronti di un giocatore che tutto ad un tratto potrebbe diventare fondamentale. Chi non impara dai propri errori…
“Ma io ho detto che non avrei preso Maicon perchè la vittoria nel derby ci avrebbe dato la possibilità di pensare di rischiare ancora sul punto di vista tecnico. Quella sconfitta ci ha imposto di cambiare. Quando uno deve cambiare non è che ne gode, ma lo fa. Abbiamo fatto scelte diverse e corretto delle cose. Questa squadra deve riscattare l’ansia e la tristezza di tutti noi e ha cominciato a farlo”.
Nonostante i risultati pessimi nelle due stagioni americane, tre, se aggiungiamo la guida da parte di Unicredit, dobbiamo ritrovarci anche a ringraziare paradossalmente due sconfitte per avere avuto, speriamo questa volta in maniera determinante, un cambiamento. Slovan Bratislava e Lazio, ci hanno infatti “smascherato e denunciati come inadeguati rispetto a una cosa così importante”. Parole testuali del ds che trovano ampio disaccordo con la veduta di tutti quelli che come noi, al di fuori di tutto, avrebbero preferito festeggiare e mettere in bacheca un trofeo in più quel 26 maggio. E sopratutto non dover vivere stagioni fumose avvelenate dall’ipocrisia e l’inadempienza.
“Sui 30 milioni dati dal raggiungimento della Champions League, o dovremo vendere oppure la società risanerà. Su Ljajic la clausola c’è, ma è importante e sarà difficile per tutti raggiungerla, non è di 15 milioni”.
Adesso giù la maschera. La Roma è solo una macchina per fare soldi. Comprare, valorizzare e infine vendere calciatori. Anche se ci viene garantita una clausola alta e importante sul contratto di Ljajic, ultimo giovane di belle speranze approdato in giallorosso, lo scopo ultimo di questa società resta sempre il raggiungimento di una plusvalenza favorevole per poter così dormire sogni tranquilli. Buonanotte a tutti…
Papi&Piccinini