(L.Valdiserri) – Lassù, insieme al Napoli, c’è anche la Roma. Per la terza volta in tre giornate la squadra di Garcia vince la partita nel secondo tempo e questa volta lo fa con un ostacolo in più perché si trova a dover inseguire. Niente paura, perché la gara viene ribaltata in tre mosse: 1) Garcia modifica un po’ l’assetto (cinque metri più avanti a cercare il pallone alto) e la formazione (fuori Ljajic evanescente e dentro Gervinho molto positivo); 2) la squadra risponde alla grande e il Parma attento del primo tempo scompare; 3) Totti si prende la ribalta con un gol che vuole dire tantissimo per la squadra e per lui. È quello del 2-1, fa vedere i tre punti che poi Strootman sigillerà con un rigore alla Di Bartolomei, porta i giallorossi in testa alla classifica dove mancavano dall’aprile 2010 e regala serenità in vista del derby di domenica.
I romanisti sanno che al 71’ la curva Nord esploderà a ricordare il gol di Lulic, qualunque sia il risultato in quel momento, ma quella beffa adesso fa meno paura e, soprattutto, è una cicatrice ma non una ferita aperta. Totti lo chiarisce appena finita la partita: «Che cosa è cambiato rispetto alle ultime due stagioni? La squadra è più compatta, più unita, ha un collettivo e un organico che possono fare la differenza. Si vede che possiamo ribaltare la partita in qualsiasi momento. Il mio contratto? Siamo ai minimi dettagli, manca poco, aspettiamo. Io e il presidente decideremo insieme quando firmare. Ora arriva il derby. Come lo prepariamo? Per noi e per tutta la città è una partita differente da tutte le altre. È normale viverla con più voglia e più determinazione. Il 26 maggio è un capitolo chiuso, pensiamo al presente che è più importante del passato».
Il presente dice per lui 228 gol in serie A. Dategli sempre il Parma e di sicuro potrà giocare fino a 50 anni e battere il record di Silvio Piola. Il gol di ieri sera è il numero 18 alla sua vittima preferita ed è il ritorno alla marcatura in trasferta che gli mancava dal 31 ottobre 2012. Dove? Naturalmente al Tardini. La Roma non ha ancora la sicurezza della Juventus e non ha i tanti tenori offensivi del Napoli, ma è riuscita a risollevarsi dalla stagione passata e a costruire una squadra plausibile anche dopo le cessioni di Marquinhos, Osvaldo e Lamela. L’ideale era tenere i migliori e innestare un nuovo campione come Strootman. Non è stato possibile,maa volte i gruppi nascono anche nelle difficoltà.
E difficoltà, in campo, i giallorossi le hanno trovate nel primo tempo, quando il Parma aveva messo in luce quella che sembrava l’insostenibile leggerezza dell’attacco romanista. Sprecata una grande occasione con Maicon, su lancio di un Pjanic regale (il migliore insieme a Strootman), aveva anche subito il primo gol in campionato su cross di Cassani e anticipo di Biabiany, di testa, su Castan. Sembrava un lunedì nero ma fin dall’inizio della ripresa si è capito che Garcia aveva usato le parole giuste in spogliatoio. Squadra più alta, palla difesa da Ljajic, assist perfetto di Pjanic per Florenzi e gol dell’incursore che aveva già colpito a Livorno. Poi c’era spazio per Totti, Strootman e il grande mucchio sotto la curva.