(V.Meta) – Due gol in tre partite o, detto altrimenti, il miglior realizzatore della Roma. Cose che ad Alessandro Florenzi non capitavano dall’ultimo anno di Primavera, quando ormai la categoria era sua. Ma questa è la Serie A, bellezza, e certi gol non passano mica inosservati, specialmente se servono a far succedere un’altra cosa che non capitava da un po’, vale a dire riportare la Roma in testa alla classifica: «Fa un bell’effetto perché era da tanto che non stavamo lassù, ma siamo solo alla terza giornata. Dobbiamo continuare e fare ancora meglio».
Il ragazzo che dopo quella del Picchi ha scardianto anche la notte del Tardini non è tipo da cedere a facili entusiasmi: «Noi una squadra matura? Non è facile dirlo adesso, dobbiamo tirare le somme un po’ più tardi. Diciamo che questa è la strada che dobbiamo continuare a fare. La classifica? Eh, è un bel vedere… ma lo sarebbe ancora di più se tra cinque mesi fosse ancora così. Non abbiamo vinto ancora niente, c’è solo da lavorare. Questo primato ha un valore, ma sono 9 punti non 70». Jolly di centrocampo, attaccante esterno per volere di Ferrara e Mangia, all’occorrenza anche terzino, Florenzi ha saputo fare di duttilità virtù e quando gli chiedono dov’è che preferisca giocare, se la cava con la consueta diplomazia: «Mi piace fare l’esterno d’attacco come mi piace giocare intermedio. Sono un po’ un jolly, ma spero di trovare il mio posto e giocare sempre lì. Se queste caratteristiche sono innate? Non so, io penso che quello che mi hanno insegnato da quando sono qui alla Roma è sempre stato un tassello importante, dagli Esordienti a tutti e tre gli anni della Primavera che ho fatto con mister De Rossi, e poi anche Stramaccioni e gli altri allenatori che ho avuto. A volte l’esperienza fa tanto e io dico che senza Crotone non avrei potuto fare una corsa in meno e una diagonale in più». […]
E oggi comincia una settimana particolare, «ma che dobbiamo vivere serenamente come tutte le domeniche, anche se sappiamo che non è una partita come le altre. Le pressioni? Secondo me si levano solo in un modo: dobbiamo vincere e così si abbassa la pressione». […]