Dopo tre gare di campionato la Roma di Garcia è a punteggio pieno, grazie – appunto – alla terza vittoria consecutiva, la seconda in trasferta, conquistata sul campo del Parma. Vince soffrendo, questa volta, dopo l’iniziale svantaggio firmato Biabiany.
ROMA A DUE VOLTI. La costante di queste prime gare sembra proprio questa: la Roma di Garcia ha due volti. Ma mentre nelle precedenti stagioni il tempo migliore era il primo, che spesso veniva vanificato da sciagurate riprese, ad oggi le seconde frazioni di gara sembrano proprio dare nuova linfa ai giallorossi.
Nella prima frazione il Parma sembra più ‘allegro’, più reattivo e veloce, soprattutto individua in Balzaretti il punto debole dell’undici romanista. Su quella fascia Biabiany e Cassani asfaltano il biondo mancino, aiutati anche da Antonio Cassano, spostato in quella zona di campo da Donadoni proprio per aumentare divario numerico e tecnico; proprio da quest’asse crociata nasce il vantaggio dei padroni di casa.
LA TRASFORMAZIONE. Pjanic è la faccia della Roma che cambia ritmo nei secondi tempi: proprio come contro l’Hellas soffre nei primi 45 minuti, per poi cambiare passo fin dall’inizio della seconda frazione di gara. Subito regala un pallone d’oro a Florenzi, che da gregario zemaniano si è intanto riscoperto bomber, poi continua a disegnare calcio, senza sottovalutare mai la fase difensiva, ben coadiuvato da De Rossi e Strootman.
Proprio l’olandese è l’altra grande certezza: ce lo avevano descritto come un leader naturale, non sbagliavano. Autore di un delizioso assist che mette Totti nella migliore condizione per realizzare la rete numero 228, in assenza dello stesso Capitano si assume la responsabilità di calciare il rigore del 3-1. Senza scomodarci nei paragoni con qualche predecessore presunto rigorista, diciamo che il suo modo di calciare andrebbe mostrato ai bambini delle scuole calcio: palla scagliata sotto alla traversa con un mix di potenza e precisione che rende imparabile un rigore.
IL JOLLY. Ha detto che spera, un giorno, di trovare una chiara collocazione in campo. Secondo molti, compreso lo scaltro Garcia, la posizione che maggiormente lo esalta la sta proprio occupando ora. Florenzi esterno offensivo è una delle grandi intuizioni di questo tecnico, che oltre ad aver visto le evidenti capacità fisiche di questo ragazzo, ne ha anche individuato quelle tecniche, esaltandole portandolo così vicino alla porta avversaria. Non solo i numeri gli danno ragione, ma anche in campo il 4-3-3 funziona grazie agli equilibri che lui sa regalare, spostandosi da destra a sinistra per coprire le sfuriate di Maicon o le rare sortite offensive di Balzaretti.
TECNICO PSICOLOGO. Già lo avevamo notato: l’intervallo fa bene alla Roma, che ritorna dagli spogliatoi rivitalizzata e concentrata, con una cattiveria ‘nuova’ rispetto a quella iniziale. Ma Garcia mostra tutta la sua abilità da psicologo curando ogni dettaglio. Quando la squadra rientra in campo lui fa accomodare in panchina Borriello e Dodò, coloro i quali si erano scaldati con maggiore attenzione durante il riscaldamento, per non mettere pressione psicologica sui calciatori rientrati in campo; dopo 30 secondi dalla ripresa del gioco i due sono tornati a scaldarsi.
Non solo questa sfumatura, che per molti conterà poco, ma alla quale gli addetti ai lavori sapranno dare la giusta importanza, ma anche la vicinanza ai giocatori che, in seguito a contrasti di gioco, si trovavano accanto alla panchina con il medico. L’allenatore francese si è sempre avvicinato ai calciatori per sincerarsi in prima persona delle loro condizioni fisiche, per essere il primo a confrontarsi con i suoi ragazzi.
A cura di Luca Fatiga
@LucaFatiga9