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GAZZETTA DELLO SPORT Pallotta si fa in tre. Derby, Totti e stadio

Pallotta

(M.Cecchini) Consultando le celebrità nate a Boston, è possibile trovare scrittori (Edgar Allan Poe), politici (Ted Kennedy), cantanti (Donna Summer) e persino ex veline (Melissa Satta). Insomma, tra la gloria e la semplice visibilità il passo a volte può essere più breve di ciò che s’immagini. James Pallotta per il momento galleggia tra i vip in posizione variabile, sperando però che il prossimo derby lo santifichi anche come presidente portafortuna. Sbarcando stamattina a Roma, infatti, la prima cosa che i tifosi giallorossi virtualmente gli chiederanno sarà proprio questo, visto che la Roma dell’era statunitense finora non è riuscita ancora a battere la Lazio.

TERZA RIVOLUZIONE  Forse per questo, parlando con le solite «gole profonde» di Trigoria, Pallotta arriva anche per dare il via alla terza rivoluzione romanista che – fra accantonamenti e addii – ha visto già cadere (o essere messe in disparte) alcuni personaggi un tempo in favore di telecamera. Oltre al settore marketing, infatti, da una nuova suddivisione della comunicazione ai trait-d’union con lo spogliatoio, alcune ottimizzazioni-potenziamenti sono in arrivo, tenendo conto che la Raptor del presidente (nelle diverse branche) sarà sempre più il cuore di tante situazioni, così come sono pronti i ringraziamenti al d.s. Sabatini per aver finito il mercato con circa 30 milioni di utili, a fronte di perdite di bilancio (a giugno) più o meno analoghe.

CONTRATTO TOTTI L’agenda di Pallotta sarà fitta d’impegni di ogni tipo. Oltre allo sprint per il rinnovo del contratto di Totti da trasformare in evento, l’attenzione del presidente sarà volta anche alla questione stadio, che non sembra destinata a battere record di velocità. L’imprenditore Parnasi, proprietario dei terreni, sarà perciò di sicuro fra quelli da vedere.

Derby da cinquantamila In vista del derby, invitato speciale (ma senza certezza di presenza) sarà il sindaco di Roma, Ignazio Marino, che ieri è uscito allo scoperto su molti temi, primo fra tutti quello relativo alla sicurezza del derby, che avrà sugli spalti circa 50.000 persone. «Il mio tifo? Se c’è una squadra per cui posso farlo è la Roma, per via del mio migliore amico Guido. Sono positivamente preoccupato – ha detto a Rete Sport -. Se ci saranno persone da isolare, lo faremo: non vogliamo comportamenti non in linea con lo sport. Tosi da Verona contro Roma? Nessun sindaco si può permettere di pronunciare parole che suonino insulto per i tifosi della Roma e i cittadini romani, ma lanciare un sasso è da criminali, può tramutarsi in un atto omicida, lo dico più da chirurgo che da sindaco».

MARINO: “STADIO MAI SOLDI PUBBLICI” Poi Marino si è lanciato sul tema stadio. «Gli americani sono molto diretti – hanno espresso i loro interessi: vogliono avere uno stadio qui a Roma, ma non erano nelle condizioni di poter illustrare il progetto nei dettagli. Non abbiamo parlato di viabilità, di quartiere. Non sono contrario allo stadio, ma si deve garantire che la popolazione possa trarre benefici. Loro torneranno con un piano dettagliato e lo valuterò nell’interesse di tutti i cittadini… Negli Usa si fa un “business plan”: l’imprenditore si fa carico delle opere pubbliche, con tempi certi e delle penali. In un momento di crisi economica, non possiamo permetterci di spendere soldi dei cittadini che non siano più che giustificati: ho delle difficoltà economiche da affrontare, non posso mettere in bilancio delle spese non strettamente necessarie per la qualità della vita dei romani. Io non ho visto il progetto: quando lo vedrò, chiederò uno sforzo da parte dell’imprenditoria privata». Chissà, forse gli anni della grande greppia pubblica sono davvero in archivio.

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