(G. Piacentini) – Squadra che vince non si cambia. Oppure no? Il dilemma su cui dovrà riflettere Rudi Garcia, nella notte che lo accompagnerà al suo primo derby romano , non è di poco conto. Perché se è vero che la Roma sembra aver trovato una sua fisionomia definitiva, con Ljajic (favorito) e Gervinho a giocarsi una maglia nel tridente, al fianco di Totti e Florenzi, lo è altrettanto che nelle prime tre gare di campionato, sette degli otto gol realizzati dalla formazione giallorossa sono arrivati dopo che Garcia ha messo mano allo schieramento iniziale.
Unica eccezione: la rete di Florenzi a Parma, quando in campo c’erano ancora tutti e undici i titolari. Una caratteristica, quella di saper trasformare la formazione in corso d’opera, che è un punto di forza e che, allo stesso tempo, può far accettare con maggiore serenità una parziale esclusione agli attaccanti romanisti. Sei delle nove sostituzioni operate da Garcia hanno coinvolto il reparto offensivo (contro il Parma è uscito il tridente al completo) e tre il centrocampo. Solo in difesa, finora, non si è mai cambiato: De Sanctis, Maicon, Benatia, Castan e Balzaretti — ha recuperato dal problema alla caviglia e sarà regolarmente al suo posto — sono ancora a pieno minutaggio. Rispetto al toto-Luisito e ai continui cambi di Zeman sembra passato un secolo, non pochi mesi.