(A. Catapano) Quanto è grande un attimo? Quanto dura? Quanti cuori può abbracciare? Quante esistenze può cambiare? Mancano pochi minuti alle cinque di un pomeriggio da lupi, o da cani. Il primo giorno d’autunno ha concesso un’appendice estiva. Mentre il calendario, più bizzarro del clima, ha regalato ai romani un derby prematuro. È una domenica di sole fuori stagione, chi non è allo stadio, è al mare. L’orologio segna le 16.55, secondo più secondo meno, il cronometro del secondo tempo è arrivato al minuto 46, il primo di recupero. Ne mancano ancora tre, un’eternità. Mala partita si gioca in quell’attimo. Un istante prima, la Roma stava per mettere le mani sul derby, finalmente! Un istante dopo, la Lazio potrebbe festeggiare sotto laNord, ancora una volta! È la bellezza del calcio e insieme la sua ferocia.
Un centimetro Fermiamo le immagini: Ederson è penetrato nel cuore della difesa romanista, Benatia e Castan sono fuori gioco, tra il brasiliano e la gloria imperitura c’è il solo De Sanctis. Sta per calciare, dovrebbe calciare, attende un istante, di troppo. È un attimo, ma a lui risulterà più fatale che fuggente. Si ferma il tempo, si interrompono i battiti, si trattengono i respiri. Il derby è in pausa per tutti, ma non per Daniele De Rossi. In quell’attimo il pallone fugge dallo scarpino destro di Ederson il tempo necessario perché venga intercettato dallo scarpino destro del romanista. La vita, il calcio, il derby: è sempre un centimetro – aveva ragione l’Al Pacino di Ogni maledetta domenica – a fare la differenza. Un centimetro più in qua, De Rossi avrebbe mancato il pallone. Più in là, avrebbe preso il piede di Ederson. Ad ogni modo, avrebbe fatto una frittata. Cosa si sarebbe detto della sua partita? E del primo derby di Garcia? E che piega avrebbe preso la stagione della Roma senza lo slancio di una vittoria contro la Lazio?
Una svolta Non lo sapremo mai. L’intervento di De Rossi è stato di una precisione chirurgica e di un tempismo perfetto. Ha colto l’attimo come il poeta coglieva la rosa appena sbocciata, perché un istante dopo sarebbe appassita. È stata una svolta, o così dovrebbe essere. «Vincere un derby può cambiare una stagione – ha raccontato Francesco Totti –, perché regala certezze ed entusiasmo». Nelle parole del capitano, c’è l’annuncio ufficiale dell’uscita dalla crisi e dell’inizio della ripresa. Tra qualche mese, se i romanisti saranno più sereni e felici, ricordiamoci che tutto è cominciato dall’attimo in cui De Rossi ha strappato il pallone dai piedi di Ederson. In quell’attimo,Daniele si è preso il derby, il più bello della sua carriera, e si è ripreso la Roma, forse pure i romanisti. La solita vena, le insolite lacrime, l’inedito (e volgare) gesto rivolto alla curva Nord hanno fatto il resto. Nel derby di De Rossi c’è stato tutto e quasi tutto, per la prima volta, era perfettamente bilanciato: gambe, pancia, cuore, testa. E quello scarpino che ha colto l’attimo.