(A. Vocalelli) – Per anni ci hanno detto, o ci siamo raccontati, che il calcio è lavoro a lunga scadenza, che non si può pensare di ottenere tutto e subito, che serve tempo, serve addestramento, bisogna mandare a memoria uno spartito. Difficile dire se sia una realtà o uno dei tanti luoghi comuni, nato magari per permettere di lavorare con pazienza e senza stress. Fatto sta che questo campionato, almeno a giudicare dalle prime quattro partite, sta dimostrando l’esatto contrario di quanto ci siano detti finora.
A fronte di squadre che hanno cambiato poco o niente, come Lazio eMilan, che pure stanno andando piuttosto male, ce ne sono altre tre che sono balzate in copertina malgrado il cambio degli allenatori, degli impianti di gioco e in qualche caso di parecchi giocatori. Il fenomeno sta interessando le due squadre in testa, Roma e Napoli, e la sorprendente Inter di ques’ avvio di stagione. Ebbene, tutte e tre le squadre hanno cambiato allenatore, verrebbe da dire hanno cambiato pilota, ma la crisi di rigetto che molti paventavano non c’è stata. E non c’è stato neppure troppo tempo da dedicare allo studio. Garcia, Benitez e Mazzarri sono entrati dentro i loro club, dentro le loro squadre, le hanno cambiate nella filosofia e nell’applicazione concreta.
Il Napoli, certo, era tutt’altro che una squadra allo sbando, ma molti pensavano che Benitez avrebbe dovuto faticare di più, ma molto di più, per cambiare abitudini, a cominciare dalla trasformazione più complessa, dalla difesa a 5 a quella a 4. E poi Cavani, così diverso da Higuain: quanto tempo sarebbe dovuto servire per integrarlo nei meccanismi? Invece a Benitez sono bastati tre mesi per far partire un nuovo Napoli.
Così come la Roma, che Sabatini ha rivoltato completamente, per affidarla a Garcia. Che ha una difesa tutta nuova, un centrocampo molto più muscolare e un attacco praticamente senza terminali. Ma Garcia, come ha detto lui stesso, ha rimesso “la chiesa al centro del villaggio”, facendo sentire i giocatori importanti e trasmettendo serenità. Ancora più complessa, forse, l’operazione che è riuscita finora a Mazzarri, che ha dovuto lavorare su un gruppo in pratica confermatissimo, adattando dunque i giocatori alle sue necessità. Ne è venuto fuori un cocktail capace di ubriacare gli avversari. Insomma, sarà forse andato in frantumi un vecchio luogo comune del calcio? E’ possibile cambiare tutto in tre mesi e chi diceva il contrario lo faceva soltanto per… guadagnare un po’ di tempo?