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CORRIERE DELLO SPORT. Luis Enrique “La Roma si fida di me”

Luis Enrique

(A.Ghiacci) Carico, in forma, spigliato, simpatico, a tratti divertente. Luis Enrique c’è e il momento, non proprio esaltante, attraversato dalla Roma non sembra ledere minimamente il suo modo d’essere. «L’appoggio o meno dei tifosi nei miei confronti? Tutti sappiamo che se vado bene sono un fenomeno, altrimenti una m….! Cerco di essere me stesso e di fare al massimo il mio lavoro. Dai tifosi finora ho sentito solo pacche sulle spalle di incoraggiamento o frasi del tipo “dai mister”, “fuori le p…., non mollare”, “siamo con te”. Sento ancora la fiducia, la vedo anche quando guardo i miei giocatori, farò tutto il possibile per ottenere il meglio» . Come detto, non accusa il periodo negativo, ma la domanda che l’ambiente si pone è semplice: che succede se perde a Firenze? E in caso di sconfitta pesante? Nulla, almeno da parte della società. Luis Enrique però, si aspetta che ora i suoi lo seguano sino alla fine. In caso contrario, dovesse mai capire di aver perso la squadra, come dice Baldini«bisognerebbe prenderne atto…» .

UNIONE – Pochi concetti, molto chiari. Luis Enrique, come al solito, punta sul gruppo a sua disposizione: «Inutile parlare di chi non c’è. Il gruppo viene prima di tutto. Stiamo provando a costruire una squadra. Purtroppo giocano soltanto in undici e il mio compito è quello di scegliere. Sapete cosa deve fare chi gioca di meno? Lavorare di più (lo dice dando un colpo con la mano sul tavolo, convintissimo del concetto, ndr). Non esistono altre vie. Vediamo cosa succede giorno dopo giorno, cerchiamo la soluzione migliore per provare sempre a vincere. E questo deve essere chiaro, noi vogliamo vincere!» .

GIUDIZIO – Il tecnico spagnolo è ottimista. Perché ha la consapevolezza, gli si legge in faccia, di chi sa che sta facendo il suo lavoro al meglio, o almeno senza nulla di intentato: «Non sono mai pessimista, credo sempre che la squadra possa migliorare. Questo è un progetto meraviglioso. Io? Ora forse sono un po’ più vecchio e ho qualche capello bianco in più, ma ho la stessa convinzione del primo giorno. Essere allenatore della Roma non è facile, e io non sono soddisfatto, non lo sarò mai. Neanche, se e quando sarà, se dovessimo arrivare in vetta alla classifica. Devo migliorare in tutto, per me è uno sforzo continuo, anche di notte. Il calcio mi logora…» . Non sa scegliere però, tra risultati e un gruppo forte: «Tutti e due, un gruppo forte e vincente» . Nulla, come sempre, sulla formazione: «Ma ho cambiato 14 formazioni in altrettante partite perché non potevo fare altrimenti, tra squalifiche e infortuni, in almeno 8 o 9 occasioni. Finora nessuno ha mai azzeccato la formazione? Il “TotoLuisito” è difficile eh… (ride, ndr)».
AVVERSARIA – Oggi c’è la Fiorentina: «E conta il risultato, più di tutto. Loro hanno cambiato allenatore, ma la squadra mi piace. Jovetic, Gilardino, Montolivo, tutti forti. Noi faremo come al solito il nostro gioco. Giorno libero infrasettimanale per noi e loro in ritiro anticipato? Io e Delio (Rossi, ndr) abbiamo pensato a soluzioni che ci sono parse le migliori per le nostre squadre» . I troppi infortuni della Roma sono legati agli allenamenti pesanti? «Non sono pesanti. Lo saranno ancora di più in futuro, dobbiamo volare, come la canzone… A questi livelli devi avere un’intensità incredibile. Guardando la Juventus giocare penso che si allenino alla grande. Noi stiamo cercando di migliorare in questo, anche perché dobbiamo essere al top altrimenti sarà sempre dura. Non siamo una squadra da intensità normale»

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