(T. Cagnucci) – Tutti a Milano. Questa Roma si vive, non si commenta. Le parole proprio non servono adesso, le parole sono tempo perso. Dette, scritte, parlate, persino pensate non servono a niente. Stiamo perdendo tempo. Sabato da mezzogiorno a Termini fino alle 17 (l’ultimo orario buono per arrivare in tempo per la partita con l’Inter) ci stanno otto treni da poter prendere: il primo è un Frecciabianca e ci mette sei ore e quaranta, gli altri – Frecciarossa – meno della metà, con quello che parte alle 15 nemmeno tre ore e sei praticamente a San Siro. Le parole fanno perdere tempo (anche tutte quelle belle destinate a Gabriel Osama Benatia, a Didier Gervinho Drogba, ai “mia” di De Sanctis, all’oro in bocca e nelle gambe di De Rossi…).
Prendiamo solo quelle di Balzaretti e solo perché lui, l’uomo che ha riportato il cuore al centro del campo, l’ultima volta era rimasto senza: «Che stava sbocciando qualcosa ce ne eravamo accorti già a Riscone…». La Roma sta semplicemente sbocciando e questi sono i suoi fiori del male del 26 maggio: apposta ieri hanno segnato Floro Flores e Florenzi. Nella serata in cui dai Diamanti continua a non nascere niente, dal letame continuano a nascere i fiori. E per questo ieri è piovuto giù tutto: è il cielo che vuole innaffiarli. Con quella intensità, con tutta quella forza, con tutto quello che ogni romanista ha dentro, da sempre e da troppo tempo. Tutti a Milano. Questa Roma si vive, non si commenta.