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CORRIERE DELLO SPORT Gervinho: “Qui è il mio mondo”

Gervinho

(M. Evangelisti) –  Non ridono più a Londra, nella città più multietnica, più grande, più calcistica e perfino più allegra del mondo, e invece cercano argomenti per consolarsi, ma sì, anche da noiGervais Yao Kouassi, è così che si chiama, no? aveva cominciato bene e poi si è accartocciato dentro quei capelli a salice, non prendeva la porta neppure a mettergliela davanti e alla fine lo hanno dato via per pura disperazione e per incassare otto milioni di euro più bonus che aiutano a farsela passare.

E’ tutto molto logico ma a Roma spesso le cose funzionano al contrario, il che non necessariamente significa a rovescio. Gervais Yao Kouassi – ma sarà meglio chiamarlo Gervinho come tutti, come hanno cominciato a fare i suoi compagni di strada in Costa d’Avorio perché pretendeva di dribblare da un capo all’altro dello sterrato tenendo alta la palla come fanno i brasiliani sulla spiaggia – era partito subito a sbranare i gol, lanciato da Francesco Totti con quei suggerimenti che sembrano ordini. Ha dovuto sbagliarne almeno tre, facciamo anche quattro, per arrivare a infilare i portieri avversari. Ma quando ha cominciato non ha più smesso come capita agli istintivi suoi pari, quelli che ascoltano soltanto le voci che hanno nella testa.

FANTASMI – Gervinho segue tutte le voci della sua personalità non multipla ma sfaccettata. (…) A tutti i suoi fantasmi si è aggiunta anche la musica di Totti, silenziosa e lieve e assolutamente nuova per l’ivoriano eppure in perfetta risonanza con la sua velocità purissima.

Gervais Yao Kouassi detto Gervinho aveva un primo dribbling fulminante, uno scatto sulla media distanza insostenibile per la fragorosa maggioranza dei difensori, una capacità sorprendente di passare la palla dal fondo verso il compagno in inserimento. Adesso ha anche la visione illuminante della porta e la capacità di spostare la corsa mantenendo la medesima velocità, di serpeggiare tra due o più avversari, di calciare forte verso la porta, tutto ammirato in occasione del secondo gol.

SIMBIOSI – Non è una trasfigurazione. E’ banalmente una crescita tecnica. Lui la sa persino spiegare: «Mi sto allenando molto nelle conclusioni. E’ vero, sono migliorato, ma non esiste giocatore al mondo che sappia segnare senza il gioco intorno dei compagni di squadra. E adesso anche loro capiscono di più il mio modo di stare in campo. (…) Io– continua Gervinho – mi trovo in maggiore sintonia con Garcia rispetto a Wenger. Anche se non ho nulla di cui lamentarmi con Wenger, con il suo staff, con l’Arsenal. A proposito, auguri al Napoli che ne avrà bisogno nella partita di Champions League» . Auguri al Napoli perché la Roma di questo momento sembra non averne bisogno. «Invece ne abbiamo bisogno. C’è l’Inter. Ma in Italia le partite difficili sono molte. E noi, che siamo tra le squadre più forti d’Europa, vogliamo vincerne ancora. Anche la prossima. Così, tanto per stare più tranquilli». Tranquilli, per vedere meglio la porta. Per segnare ancora, perché davvero nessuno abbia più voglia di ridere di Gervais Yao Kouassi e dei suoi capelli frondosi.
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